martedì 16 dicembre 2008

DAI MONTI SIMBRUINI, L’UOMO DELLA PROVVIDENZA


Mi sento oppresso da tutti i dolori dell’umanità sofferente, tutte le pene, tutte le tribolazioni, tutti i dispiaceri.
Mi sembra che sono passato per mille esperienze, che conosco tutta la vita, pur essendo vissuto nella solitudine …”.
Padre Davide Falcioni
Sono versi di Padre Davide Falcioni a Maria, che ha tanto amato, e che sa tutto.
Padre Davide, famoso sacerdote conosciuto ai più come esorcista, ma soprattutto studioso, come tutti gli appartenenti dell’Ordine di Sant’Agostino, alle meditazioni teologiche per offrire all’uomo contemporaneo, alla ricerca della verità, il dono della provvidenza cristiana.
Forte e gentile”, il frate abruzzese ha lasciato i suoi confratelli e i tanti figli spirituali per raggiungere la sospirata Patria celeste.
Molti hanno bussato al suo ministero per lunghissimi anni, persone di ogni ceto sociale, uomini di chiesa per liberarsi delle proprie miserie.
Il ministero di esorcista ha visto Padre Davide, designato dalla Chiesa, aiutare uomini e donne che hanno avuto a che fare con l’azione straordinaria del demonio ossia le possessioni.
Nonostante tutte le cure con le quali cercava di occultare il dono di Dio, il fuoco dell’amore divino gli traluceva nello sguardo, nell’atteggiamento devoto e raccolto.
Le sue confessioni erano una predica di santificazione, un esempio commovente di perfezione interiore. Oltre la preghiera assidua e profonda, ciò che faceva rimanere ammirati coloro che lo avvicinavano era anche l’austerità della vita e la penitenza che nascondeva gelosamente, ma che non poteva non rivelarsi a chi gli era vicino nella vita famigliare o nell’ospitalità, quando si recava nei paesi a trovare i suoi figli spirituali.
La preghiera assidua, la penitenza, l’obbedienza silenziosa, la povertà austera, l’accorata premura per la salvezza dei fratelli e figli sono state come pietre che andava murando, giorno per giorno, nel suo edificio spirituale.
Nel suo cammino ha incontrato papi, cardinali, vescovi, professionisti, avvocati, medici; tra coloro che lo conobbero ci fu chi non si arrendeva facilmente al prodigio e al mistero: persone che si dicevano “incredule” o anche credenti ma che diventavano subito scettiche, aperte alla critica appena sentivano parlare di fatti miracolosi.
Tuttavia bastava vederlo passare o pregare o sorridere perché ognuno, anche l’incredulo, sentisse una folata di fede passargli nell’anima.
È inutile chiedersi a che servono i prodigi che a volte spuntano all’improvviso senza che nessuno li abbia chiesti.
Perché questi prodigi?
È come domandarsi perché spuntano i fiori nei boschi o le stelle alpine nei dirupi delle montagne, ove mai la mano dell’uomo le raggiungerà. O perché si tingono di mille colori e tonalità le erbe dei prati, dove l’occhio umano non riesce mai a guardare.
Piove a dirotto, in questo cupo e freddo pomeriggio di dicembre, padre Davide ci lascia, mentre i suoi fratelli e i suoi superiori offrono con il rito delle preghiere l’ultimo saluto tra la commozione dei presenti.
È dalla vita di questo umile sacerdote che in verità sale sommessa ed indistinta una voce che ci invita a riflettere.
In questa nostra epoca confusa e caratterizzata da trasformazioni velocissime P. Davide ci ha permesso di andare oltre i limiti del tempo, per ritrovare la vera sorgente fresca della cui acqua tanto bisogno abbiamo.
Acqua di bontà semplice, d’umanità vera, di povertà condivisa con i più piccoli, d’intimità con il Signore per ricondurci all’essenzialità della nostra vita.