domenica 13 marzo 2011

PADRE PIO

PADRE PIO:
il dono prima dell'addio......
quell'ultimo segreto ...“



foto da: http://www.evangelizzare.org
       Il più grande e straordinario prodigio del Santo Frate raccolto dalle parole, in un diario rivelatore scritto da un confratello sotto copertura da un voluto pseudonimo di padre Illuminato.

Padre Illuminato della Provvidenza, dietro di lui si celava l'identità di un autorevole frate cappuccino vivente e testimone per il tempo della vita di Padre Pio: da lui raccolse dottrina, amore, ed esempio di sottomissione alla dura disciplina del ministero, ma soprattutto quelle intimità e confidenze proprie del lento trascorrere della clausura che seppe percepire e scrupolosamente trasfondere in un attento e cronologico diario, per lunga data mantenuto in segreto.
E' attraverso un inedito ed esclusivo memoriale che ci ha rilasciato un’inedita testimonianza, preziosa su fatti e avvenimenti direttamente vissuti proprio in quelle ultime ventiquattrore di vita di Padre Pio apparse per la prima volta nel volume “PADRE PIO... QUELL'ULTIMO SEGRETO...” di Enrico Malatesta, correlato da note esplicative dei misteri che hanno circondato ed offuscato di straordinari “prodigi“ avvenuti all'atto della morte del SANTO, senza tema di smentita, e considerati veri miracoli.
…... Quella notte... non era ancora passata la mezzanotte quando nel lungo corridoio della clausura risuonarono pesanti passi di un frate, era
padre Illuminato della Provvidenza, che lentamente percorrendo tutto l'andito, poi giù per le scalette della sacrestia giungeva all'Altare Maggiore della piccola chiesa del convento. Proprio davanti si ergeva la maestosa immagine sacra della Madre del Figlio di Dio: dove straziato dal dolore, pregava, chiedeva aiuto, esponeva le sue debolezze, il gravame dell'obbedienza. Perché certe cose? Perché quegli ordini? Perché così spietati?
Per l'anziano, stanco, logoro, anche troppo, Padre Pio hanno imposto di dire messa dopo l'ultimo e doloroso collasso... morendo!
Profondamente prostrato dalle sofferenze del suo amato Padre, certamente non immaginava ancora che sarebbe stato proprio lui, in quella notte di dolore, l'inusueto testimone di qualcosa di straordinariamente immenso.
Mentre i suoi occhi fissi sulle sembianze del Padre, che lento si avviava per il corridoio, la sua mente riviveva attimo per attimo tutte le sue emozioni di quella mattina del 22 settembre 1968 di domenica.
La giornata di padre Illuminato iniziava allo scoccare delle ore quattro, appena desto, per dare inizio al servizio della Messa.
La mattina era del tutto speciale: Padre Pio celebrava i cinquant'anni trascorsi dal primo giorno che aveva ricevuto le stigmate e da tutto il mondo erano arrivati a San Giovanni Rotondo e il paese straboccava di gente ansiosa di vedere il tanto amato Padre.
Il padre guardiano, Carmelo di S. Giovanni in Caldo, era preoccupato solo a impartire disposizioni per i concelebranti ed il coro, mentre un gruppetto di seminaristi erano intenti alla sistemazione dei microfoni per la registrazione della funzione religiosa. Tutto per esaltare il contesto della manifestazione e l'effetto visivo spettacolare della rappresentazione.
Non era ancora spuntata l'alba che alle ore 4 e 30 precise si aprì la porta del piccolo ascensore, Padre Pio giunse in sacrestia per prepararsi alla celebrazione. Il giorno prima era stato molto male, tanto che, colto da malore, le sue condizioni non gli avevano permesso di poter celebrare messa; il dottor Sala, medico curante, aveva riscontrato l'insorgere di un nuovo e allarmante stato di crisi, forse il più grave di quelli avuti fino allora.
Seduto sulla sua sedia a rotelle quella mattina, con il capo avvolto dalla sciarpa consueta, lunga, di lana marrone, e reclinato in avanti sulle braccia, pregava in raccoglimento. Sudato, ansimante, lasciava scorrere tra le sue dita l'instancabile “arma”, così la chiamava: i grani del suo rosario.
Atterrito da quel compito, aveva fatto intendere chiaramente di non averne le forze.
Ormai la macchina della manifestazione non poteva essere più fermata... tutto doveva inesorabilmente andare avanti. La messa ormai era stata annunciata, cantata e...: “la messa sarà cantata! ….è presto obbedienza". Parole austere che sottolineano l'aspra sentenza.
L'ordine perentorio di padre Carmelo lasciò tutti sorpresi e raggelati da tanta durezza ed incomprensione. La realtà era ben altra, Padre Pio, non aveva bisogno di alcun sollecito o richiamo all'obbedienza per comprendere il dovere della celebrazione della Santa Messa, pane quotidiano e dialogo interminabile con l'Altissimo, senza il quale non sapeva vivere e nutrimento della sua anima.Trasporto ascetico che provava così intensamente solo durante l'elevazione e la consacrazione dell'Ostia dono immenso di Dio, attraverso il quale Padre Pio riviveva in tutta la messa il cruento e doloroso calvario della crocifissione del Cristo.
Bello nei suoi paramenti sacri, ma ancor più in volto, con gli occhi umidi, carichi di pianto nascosto e di una luce radiosa che solo ha il Santo che va al calvario. Così fu condotto all'altare, sulla sua sedia a rotelle, con voce tremante, incerta, strozzata, da quell'asma inclemente, intonò le parole del vangelo e sotto lo sguardo sgomento, silenzioso, pieno di patos dei suoi figli spirituali, faceva palpitare i loro cuori ricolmi d'amore ad unisono con il Padre.
In quel lento e lungo salmodiare c'era tutto il doloroso riassunto di un’esistenza costellata di umiltà, di servizio, di amore, l'ultima offerta al Padre Celeste della sua riaffermata volontà.
Prova indiscutibile di una totale ed incondizionata offerta oltre ogni possibile ed umana comprensione.
Il cuore di tutti i partecipanti si strinse in una morsa di pianto, di angoscia e in quelle pause di prolungato silenzio, mentre gli occhi di tutti si posavano attoniti su P. Pio, il frate più famoso del mondo, l'Araldo di Dio, mentre elevava il calice al cielo.
Quelle parole sofferte, soffocate, non erano più il verbo dell'uomo obbediente del servo fedele, né del figlio diletto, ma l'ultimo anelito della vittima designata.
Improvvisamente ripiegato su un fianco, non più sorretto da quelle gambe ormai deboli, stava cadendo. Il peggio fu scampato, evitando una caduta rovinosa: era l'ultimo atto di quella salita al Monte Calvario, l'ultima caduta, come quella del Cristo lungo l'ascesa al Golgota.
Alle undici circa, straordinariamente ripresosi, era tornato in confessionale ad ascoltare ed assolvere i pentiti, di fronte allo stupore generale, anche se abituati agli improvvisi sbalzi della sua salute. Tale era l'adempimento al compito del servizio ai fratelli, che l'orrore di mancare era maggiore di tutto il tormento dello stesso male. Per il Vecchio frate la confessione era tutta, il passo principale nel cammino verso la riconciliazione con Dio, l'indulto alle proprie colpe. E' l'una e un quarto quando il Frate rientra in cella accasciato in avanti, mormora qualcosa... quando un cono di luce obliqua si spande per tutto l'arco della porta, padre Illuminato che si trovava nei pressi può vedere bene: gli appare P. Pio sudato, pallido, affaticato e logoro più che mai. Il tempo passa, quando p. Illuminato non resiste a lasciarlo solo entra e si avvicina al Padre. Un brivido gli percorre la schiena: lo trova in uno stato a dir poco pietoso. E' sudatissimo, il saio ricolmo di sudore, le labbra viola e trema tutto. Il frate si rende conto della gravità, si guarda intorno per cercare qualcosa quando sente ravvicinarsi passi nel corridoio, e al confratello che sopraggiungeva giustificava la sua presenza nell'aver udito un gran trambusto.
Solo alle ore 2,50 del 23 settembre 1968 di lunedì, si compiva il miracolo più grande: P. Pio moriva ed improvvisamente dal suo corpo erano scomparse le stigmate, i segni uguali a quelli della Passione di Cristo sulla croce.
L'uomo prescelto da Dio per rappresentare i segni di Gesù Cristo, con il volto sereno come quello di un bambino, reclina il capo sulla spalla sinistra, si addormenta nel sonno della pace.
Padre Illuminato della Provvidenza, quei momenti li annoterà nel suo diario, utili alla storia.



 “Pregate ancora che DIO vi ascolti quando sentite aggravarsi
su di voi il peso della Croce, così facendo non operate affatto
contrario alla volontà di DIO, ma stando con lo stesso Figlio di
DIO, che pregò il PADRE SUO nell'orto per qualche sollievo.
Ma se a LUI non piace farlo, siate pronti a pronunciare con lo
stesso GESU' il FIAT “

da riflessioni di PADRE PIO




Enrica Malatesta

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