mercoledì 9 maggio 2012

UNA QUESTIONE MORALE - Medicina tecnologica: prima il dio danaro poi l'uomo

   
In questa epoca anche il bisogno di farmaci è diventato un bisogno indotto e le connessioni tra malattia e ciò che la produce vanno cercate per individuare la causa.
La contraddizione cui è  giunta ai nostri giorni la medicina sta appunto nel suo far insorgere nuovi processi patologici, all'atto stesso di riparare i vecchi.
La salute impostata come valore assoluto senza il quale non c'è vita è un altro elemento atto a creare la differenza dell'uomo dal potere medico, quindi l'invasione della medicina in settori sempre più vasti e più generalizzati. Il potere della medicina si estende fino a coprire ogni momento della vita e se si considera l'aspetto economico del problema risulta chiaro come l'enfatizzazione della salute sia un “affare” totalmente estraneo alla sofferenza e al benessere della popolazione. I risultati ed i successi ottenuti dalla medicina, senza una loro appropiata esaltazione, la medicina non avrebbe la credibilità e il potere che tuttora detiene. Per Renè Dubos “niente illustra meglio la perdita collettiva dell'oggettività creata dal miraggio della salute, della costante reiterazione che le recenti conquiste hanno portato circa l'aumento spettacolare nell'attesa di vita. Ovviamente è vero che l'attesa di vita alla nascita è andata aumentando negli ultimi decenni, ma questo aumento è dovuto alla pressochè totale eliminazione della mortalità dalla prima infanzia, dell'infanzia e della giovinezza. Mentre l'attesa di vita negli adulti non è attualmente molto diversa da alcune generazioni fa, né risulta maggiormente nelle aree in cui i servizi medici sono altamente sviluppati rispetto ai paesi meno prosperi.
L'aumento dei bisogni medici non implica necessariamente un parallelo aumento nella prevalenza delle malattie. In certa misura questo deriva dal fatto che noi esigiamo di più di quanto non facessero i nostri antenati in materia di salute e siamo meno disposti ad accettare disturbi, dolori, difetti, tosse, catarro ecc. un tempo considerati compagni di vita. La medicina preventiva, non può essere preventiva, perché se la stessa si produce altrove, fuori dal suo spazio di intervento, e se la natura del suo intervento deve mantenersi dalla natura di ciò che produce malattia, la medicina non può che portare preventivamente la propria logica nel territorio sociale dove maturano e si producono i fenomeni: ciò si traduce in un ulteriore forma di dominio e di controllo medico su tutti gli aspetti della vita quotidiana. Il segreto continua a restare nelle mani del tecnico che non si sente mai al servizio della popolazione, poiché essere al servizio della popolazione richiederebbe la scomparsa del servizio, fonte originaria del prestigio, del potere, del guadagno. Quest'ultimo, visto come aspetto esasperato della logica mercantile che imprime un marchio su tutto ciò che tocca.
Salute, malattia, possibilità di vita dell'uomo non possono essere subordinate alla logica in questione. Ne, d'altra parte, si può contare sul volontarismo dei medici che -in un mondo fondato sul profitto- rinunziano spontaneamente ai vantaggi che il loro ruolo comporta. Ciò che deve rompersi è il segreto sulle connessioni fra malattia e ciò che la produce; connessione che la medicina ha occultato con il suo intervento riparatore.

FONTE: Ongaro Basaglia, Salute/Malattia- Einaudi


                                                                               Enrica Malatesta

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