lunedì 13 aprile 2015


                         GENOCIDIO ARMANO

                         UN KOLOSSAL STORICO

                    IL FILM DEL REGISTA FATIH AKIN

                                   "IL PADRE" 

                           UN CRIMINE DI GUERRA INDIMENTICABILE


Dopo anni di lavorazioni e di minacce, arriva in sala , distribuito da Bim, dopo l'anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, Il Padre (The Cut) di Fatih Akin, il regista tedesco di origine turca che su questo film epico si è incagliato per oltre 7 anni. Con il passare del tempo, la storia è diventata un vero e proprio kolossal da 138 minuti, un racconto di dimensioni bibliche e dall'esito non felicissimo rispetto alle tante attese per l'applaudito autore di Soul Kitchen. ''Ci ho impiegato 7-8 anni, dall'ideazione alla realizzazione e ho avuto anche minacce, ma sono piccola cosa di fronte a questo film sulla storia dell'umanita', che parla al cuore. Non ho avuto dubbi ad andare avanti perche' per l'arte vale la pena di morire'', ha detto a Venezia Akin con la passione cui ha abituato il suo pubblico sin dalla Sposa turca. Un crimine indimenticabile ossia il genocidio del popolo armeno nei primi anni del '900, un viaggio incredibile, dalla Turchia all'America del Nord passato per la Siria, il Libano e Cuba e un amore infinito, quello del protagonista alla ricerca della sua famiglia. Tutto questo partendo da un villaggio bucolico e arrivando nel selvaggio west americano, mixando tragedia storica e western, Ceylan e Scorsese, l'Odissea, la Bibbia e Schindler's List. Scorsese non e' citato a caso, visto che e' del grande regista americano la dedica più preziosa ricevuta dal film, definito ''di intensità e bellezza grandiose'' ed e' di un collaboratore storico di Scorsese, l'anziano Mardik Martin di origine armena (autore di Mean Streats, New New New York, Toro Scatenato) la co-sceneggiatura del Padre. ''Ho seguito le regole del film di genere - osserva Akin - per raccontare questa storia e provocare l'empatia verso questo eroe e arrivare ad un pubblico piu' vasto possibile''. Il protagonista Nazaret, Tahar Ramin (l'attore francese di origine algerina lanciato dal Profeta di Jacques Audiard), e' un fabbro di un piccolo villaggio, Mardin. Ha una moglie e due figlie gemelle, ha la croce cristiana tatuata sul braccio e una vita felice. Siamo nel 1915, scoppia la prima guerra mondiale e da quel momento la minoranza cristiana degli armeni e' in pericolo in quello che e' l'impero ottomano della mezzaluna islamica. Strappato alla famiglia, costretto a lavorare nel deserto, Nazaret e' sempre sul rischio di morire, di percosse, di sete, di fame o di fatica. Lo tiene vivo la fede e il desiderio di ricongiungersi alla famiglia. La sua gente e' sterminata, il campo profughi e' un lazzaretto, i suoi parenti morti ma le due gemelle vive da qualche altra parte del mondo. Le cercherà letteralmente per mare e per terra dall'altra parte del globo fino a che non le troverà. Un tema universale e attuale, la fuga, l'emigrazione, la diaspora, l'integralismo religioso. Ha spegato Akin: " E' una storia di sopravvivenza, di ricerca e di spiritualita', Nazaret perde la fede, si libera dei dogmi religiosi ma e' guidato dalla speranza''.

ENRICA MALATESTA

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