domenica 19 marzo 2017


     

                                      STEVEN SPILBERG


              RITORNA IN ITALIA PER GIRARE NUOVO FILM

                

                     "IL RAPIMENTO DI EDGARDO MORTARA"





                                                   


Il film si ispira alla storia del bambino ebreo che venne prelevato dalla Polizia dello Stato Pontificio e trasferito a Roma in una struttura del Vaticano. Papa Pio IX, passando alla storia come l’artefice di un’operazione che creò un enorme clamore a livello internazionale.Il regista premio Oscar ricreerà le atmosfere del Vaticano nella Reggia di Caserta, mentre gli altri set del film saranno la Tuscia e l’Umbria.



LA STORIA


La sera del 23 giugno 1858 la Polizia dello Stato Pontificio, che a quei tempi comprendeva ancora Bologna, si presentò alla porta della famiglia ebrea di Salomone Momolo Mortara e di sua moglie Marianna Padovani per prelevare il sesto dei loro otto figli, Edgardo (che all’epoca aveva sei anni) e condurlo a Roma dove sarebbe stato allevato dalla Chiesa. La polizia agiva su ordine della Santa Inquisizione e papa Pio IX sarebbe stato al corrente dell’operazione.


I suoi genitori, contravvenendo a una precisa legge dello Stato Pontificio, avevano assunto una domestica cristiana, Anna Morisi che vedendo il piccolo in punto di morte, lo battezzò di nascosto. La Chiesa proibiva il Battesimo dei bambini di famiglie non cattoliche, ma aggiungeva che il Sacramento poteva essere amministrato, anche contro il volere dei genitori, in punto di morte.


Vittorio Messori, in “Io, il bambino ebreo rapito da Pio“, riporta che solo alcuni anni dopo, per una serie di circostanze, la ragazza svelò il fatto.


Sul caso Mortara il papa pronunciò il suo non possumus (non possiamo), ma essendo il battesimo religiosamente valido, da un punto di vista cattolico era dovere del papa garantire al bambino un’educazione cristiana, non considerando né la non consapevolezza del bimbo quando ricevette il battesimo né il desiderio e la religiosità della sua famiglia d’origine. Si cercò inizialmente un compromesso con i Mortara: si provò a convincerli a far entrare il ragazzo in un collegio di Bologna.


Successivamente Edgardo Mortara fu trasferito a Roma presso la Casa dei Catecumeni, istituzione nata a uso degli ebrei convertiti al cattolicesimo, e mantenuta con i proventi delle tasse imposte alle sinagoghe dello Stato Pontificio.Il caso giunse alla ribalta sia in Italia che all’estero. Nel Regno di Sardegna, che allora era lo Stato indipendente centro dell’unificazione nazionale, sia il governo sia la stampa citarono l’accaduto per rafforzare le loro rivendicazioni alla liberazione delle terre italiane dall’influenza temporale dello Stato Pontificio.


Le proteste furono appoggiate da organizzazioni ebraiche e da figure politiche e intellettuali britanniche, statunitensi, tedesche e francesi. Protestò anche l’imperatore francese Napoleone III nonostante le sue guarnigioni permettessero al papa di mantenere lo status quo in Italia.


Spielberg si è però ispirato al libro di David Kertzer che ricostruisce la storia in chiave complottista, incentrandola sul «sequestro drammatico», sull’atteggiamento di rigida chiusura alla dottrina del papa e sostenendo che «il destino di questo ragazzo è venuto a simboleggiare l’intera campagna rivoluzionaria di Mazzini e Garibaldi a porre fine al dominio della Chiesa cattolica e stabilire un laico Stato moderno, italiano».

E.M

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