La libertà-responsabilità è riflessione etica: non c'è azione
morale che non sia libera e da cui non discende una qualche responsabilità. La
libertà è uno dei beni preziosi della vita e non ce ne rendiamo conto, come
capita per i beni che si posseggono: solo quando ci si accorge che mancano, o
ci vengono sottratti, allora ce ne accorgiamo e ne sentiamo la mancanza.
Il verbo "potere" riferito all'agire libero, nel
linguaggio dei filosofi libero arbitrio, è la condizione dell'agire morale.
Come per Roger Scruton "Solo la persona che decide può prendere parte al
dialogo morale; essa soltanto si può realizzare agli altri,
non strisciando alle loro spalle, ma impegnandosi in termini di
sentimenti.....così come un essere autocosciente fa con un altro". Siamo
ancora una volta vicini a Kant quando voleva dire "all'idea io sono sia un
oggetto in seno alla natura, sia un soggetto al di fuori di essa e che la
libertà si perde quando il soggetto si arrende all'oggetto". Per Tommaso
d'Aquino, la libertà - tratto caratteristico peculiare degli esseri umani - è
tanto più estesa quanto più è la razionalità. Infatti se agiamo senza avere
consapevolezza di quello che facciamo (per ignoranza) il nostro agire non può
dirsi libero. L'esercizio del nostro libero arbitrio lungi dall'avvenire
nell'assenza di condizioni, si avvantaggia delle abitudini positive contratte e
della conoscenza acquisita. La responsabilità morale scaturisce solo da atti
consapevoli e liberi. E il giudizio di responsabilità morale non riguarda tanto
le azioni compiute quanto il soggetto che le compie.
Il bene e il male, attinente all'etica, riguardano le relazioni
tra soggetti pensanti in un ben definito contesto sociale. E' un appello per
un'etica del rispetto dell'uomo e, come egli si esprime, della
"paura". L'etica della paura intesa come l'assunzione di una
responsabilità per una realtà sempre più complicata ed inquinata. Per H. Jonas
"...noi non temiamo il rimprovero di pusillanimità e di negatività quando
dichiariamo in tal modo la paura un dovere che può essere naturalmente tale solo
con la speranza della prevenzione: la paura fondata non la titubanza, forse
addirittura l'angoscia, ma mai lo sgomento e in nessun caso il timore o la
paura per se stessi. Sarebbe invece effettivamente pusillanimità evitare la
paura ove essa sia necessaria."
In
ricordo del collega Vittorio Arrigoni - morto un anno fà all'età di 36
anni e fedele ai suoi ideali di libertà di pace e di amore per ogni essere
umano della terra - e della sua affermazione "RESTIAMO UMANI" ho
voluto dedicargli queste righe sulla libertà.
Enrica Malatesta
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