Torna come ogni anno al Santuario Francescano di Greccio (Rieti), la più famosa rappresentazione storica del Primo Presepe della storia avvenuto nel Natale del 1223 grazie a San Francesco di Assisi
con l’aiuto del Nobile Signore di Greccio Giovanni Velita. Il presepe
di Greggio non è da non confondere con le miriadi di presepi popolari in
quanto è una rappresentazione storico – teatrale, vede la partecipazione di personaggi in costumi medievali ed è realizzata in sei quadri viventi.
1246.
I frati francescani di Greccio tornano al loro romitorio dopo la dura
giornata di lavoro nei campi, non prima di essere passati nella
chiesetta del borgo per la consueta preghiera della sera. A distanza di
venti anni dalla morte del santo Francesco di Assisi, Frate Leone, primo
suo compagno insieme a frate Angelo e frate Ruffino, è incaricato dal
Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, di compilare una sintesi
degli episodi della vita del Beato Padre. Il piccolo borgo di Greccio,
si anima. Le case si illuminano ed i giovani festeggiano in taverna
mentre popolani e bambini accorrono in piazza. I tre frati, uscendo
dalla chiesa, si fanno incontro alla popolazione del borgo e conversano
con gli abitanti.
Frà
Silvestro e Frate Egidio raccontano come Francesco fu accolto ed amato
dai grecciani, definita da lui stesso, “gente rozza e selvaggia”. Frate
Leone, dietro richiesta dei grecciani, racconta uno dei tanti episodi
della vita di Francesco nel luogo di Greccio “l’incontro con un bimbo e
del leprotto preso vivo al laccio”… Il serafico Padre Francesco appena
giunto a Greccio, intorno al 1209 trovò rifugio, per lui e per i suoi
confratelli, presso un romitorio posto in una zona impervia a 1200
metri di altezza sul Monte Lacerone chiamata “La Cappeletta”
Novembre
1223. Su preghiera della nobildonna Jacopa dei Settesoli e del
Cardinali Ugolino, Papa Onorio III riceve alla corte papale in Roma
Francesco ed il suo gruppetto di fraticelli. Il poverello di Assisi
ormai quasi cieco, dopo aver contratto in Oriente una grave malattia
agli occhi, chiede l’autorizzazione alla predicazione del Vangelo e la
bolla papale che riconosca le norme di vita dei frati raccolte in una
Regola scritta dal Santo e dettatagli dal Signore stesso a Fonte
Colombo, nei pressi di Rieti.
Francesco richiede, inoltre, l’autorizzazione per realizzare un presepe a Greccio in una grotta del tutto simile a quella di Betlemme che ricordi la povertà in cui nacque il Bambino Gesù. Il Papa accoglie la prece e consegna la tanto sospirata Regola Bollata “Solet Annuere” a Francesco.
Di
ritorno al borgo di Greccio, Francesco malridotto ma felice, incontra
Giovanni Velita. Costui interroga il santo uomo sulle vicende romane e
promette di aiutarlo a realizzare il presepe che verrà allestito proprio
la notte di quel Natale del 1223. La grotta dove Francesco si
raccoglieva sempre in preghiera, verrà animata dalla presenza dell’asino
e del bue, mentre una povera mangiatoia accoglierà il bambinello Gesù.
Madonna
Alticama, moglie di Giovanni Velita, ha confezionato con le sue proprie
mani un’immagine del bambino. All’annuncio dell’araldo, tutti gli
abitanti di Greccio in quella notte santa, si preparano alla processione
che condurrà alla grotta per venerare Gesù nell’umile mangiatoia. Il
bambinello sembra prendere vita tra le braccia di Francesco il quale con
gioia ineffabile ed indicibile comunica alla gente lì riunita che Gesù,
con il suo grande amore, nacque in una fredda sera come quella di
Greccio, in quella stessa povertà, per la salvezza di tutti noi.
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