IL SEGRETO SULLE CONNESSIONI
FRA MALATTIA E CIO' CHE LA PRODUCE.
Non
si ricorda più niente … diluvio universale … blackout … il
buio: è l'Alzheimer, malattia silente generatrice di incertezze e di
tribolazioni di persone che non sanno cosa per essi possa
significare.
Il
rischio che si corre, di essere colti a subire “buchi di memoria”
con un clik.
Infatti
un dispositivo d'indagine ha individuato un setting clinico in cui
ricercatori, paziente e famiglia possono stabilire una solida
alleanza di lavoro.
“DIMENTICARE
SE STESSI”, in uscita in tutte le librerie, rappresenta
un'autorevole pubblicazione della casa editrice PICCIN Nuova
Libraria.
E'
una testimonianza essenziale alla psico-geriatria come “corpus
nuovo” a cui una psicologia dell'invecchiamento da un contributo
essenziale.
Il
libro nasce dal lavoro laborioso e scrupoloso di Maria C. Quattropani
ed Emanuela Coppola, ottenuto da un compendio accurato di 25 anni di
percorsi ed esperienze delle due autrici e dei due co-autori Roberta
Lampasona e Antonio Giorgi.
Siamo
davanti ad un eccellente lavoro scientifico, progettato e realizzato
in modo egregio per le esigenze degli anziani.
L'Alzheimer
è considerata l'epidemia silente, da anni sino ai giorni nostri,
della degenerazione celebrale. L'eccezionale lavoro scientifico nel
“DIMENTICARE SE STESSI” è la testimonianza che si può
progettare e realizzare interventi efficaci agli anziani e dei loro
caregivers.
L'unica
certezza su cui l'indagine scientifica ha fatto luce è
l'irreversibilità della malattia, identificata come un processo
cronico-degenerativo di morte neuronale. Dato che ha rappresentato un
inizio per il lavoro clinico e neuropsicologico. Questo dato ha fatto
sì che un nuovo inizio di lavoro prendesse vita. Il sapere che di
Alzheimer non si guarisce ha spronato gli addetti alla ricerca ad
intervenire in maniera ossessiva sul danno celebrale attraverso
specifici trattamenti farmacologici, non sottovalutando tutte le
difficoltà in merito.
Non
tutti i pazienti rispondono allo stesso modo al trattamento a causa
dell'insorgere subdola della patologia che non ha un esordio
uniforme, ma varia a seconda alle caratteristiche personologiche,
biologiche e sociali del paziente. Grazie all'ampliarsi delle
conoscenze sulle caratteristiche neoplastiche del cervello, si è
arrivati ad un avanzamento conoscitivo capace di scalzare quelle
logiche riduttive del cervello, dando spazio e respiro agli approcci
olistici complessi atti a cogliere l'essenza della mente. Una mente
radicata nel corpo, con una memoria somatica che fa esperienza di sé,
degli altri e del mondo.
La
demenza di Alzheimer, una volta diagnosticata non può avere nessuna
remissione. Le prognosi favorevoli riguardano, nel migliore dei casi
cospicuo rallentamento della patologia che è proporzionale alla
capacità dell'intervento. Certamente non è risolutiva per la
malattia, ma serve a rendere migliore la qualità della vita del
malato e dei loro familiari.
Tuttavia
l'intervento deve essere tempestivo attraverso trattamenti
psicologici integrati, come riattivazioni, riabilitazione sociale,
cognitive, psicoterapia di gruppo per una dignità sostenibile al
paziente. L'obbiettivo è giungere ad una uniformità complessa del
rapporto tra mente, corpo e relazioni per una psiche in grado di
adattarsi e di rigenerarsi sia negli aspetti strutturali sia in
quelli funzionali, avvalendosi del grande patrimonio dell'esperienza.
Nell'attesa,
la ricerca neuroscientifica ci aiuti a fornire importanti risultati
sperimentali sul trapianto di neuroni e dai trial clinici sulle
cellule staminali; la psicologia clinica, nel frattempo non può
sottrarsi dal contribuire alle logiche della prevenzione, della
diagnosi e del trattamento precoce dei disturbi.
La
fiducia riposta nell'applicabilità delle ricerche deve rappresentare
un salto di qualità nella condivisione e nel riconoscimento nel
lavoro quotidiano.
Cicerone
affermava “se la memoria è la custode di ogni conoscenza,
allora siamo entrati nell'epoca della conoscenza on demand”.
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