venerdì 10 febbraio 2017


  

                                        FOIBE


          MASSACRO DEL POPOLO ITALIANO


 I massacri indicano eccidi perpetrati ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra, ad opera dei Comitati popolari di liberazione. Il nome deriva dai grandi inghiottitori carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, "foibe":



diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi.

Il fenomeno dei massacri delle foibe è da inquadrare storicamente nell'ambito della secolare disputa fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell'Adriatico orientale, nelle lotte intestine fra i diversi popoli che vivevano in quell'area e nelle grandi ondate epurative jugoslave del dopoguerra, che colpirono centinaia di migliaia di persone in un paese nel quale, con il crollo della dittatura fascista, andava imponendosi quella di stampo filosovietico, con mire sui territori di diversi paesi confinanti.

Gli eccidi delle foibe ed il successivo esodo costituiscono l'epilogo di una secolare lotta per il predominio sull'Adriatico orientale, che fu conteso da popolazioni italiane e slave, croate e slovene, ma anche serbe. 
Tale lotta si inserisce all'interno di un fenomeno più ampio e che fu legato all'affermarsi degli stati nazionalisti in territori etnicamente misti.

Fin dagli anni novanta del XX secolo, sufficientemente chiarito gli avvenimenti, la conoscenza dei fatti nella pubblica opinione permane distorta ed oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica

E.M

giovedì 9 febbraio 2017

UNA VITA AD OSTACOLI




                      DIVERSAMENTE ABILI

            NEL MIRINO DEL PARLAMENTO


IN DISCUSSIONE L'ABOLIZIONE DEGLI ESAMI NELLA SCUOLA MEDIA!!!!!


                                                     



Nel nuovo decreto sulle valutazioni, all’esame delle Commissioni parlamentari, è stato introdotto per la scuola media il concetto di “prove equipollenti”, che esisteva finora solo nella scuola secondaria di secondo grado.



Per gli alunni diversamente abili sarebbe abolita la possibilità di conseguire il diploma di scuola media sostenendo prove differenziate, come accaduto finora.


Il testo della riforma è inequivocabile: “agli alunni con disabilità per i quali sono state predisposte dalla sottocommissione prove non equipollenti, viene rilasciato un attestato di credito formativo”, che permetterà loro di frequentare la scuola secondaria di secondo grado, ma senza alcuna chance di diplomarsi a tutti gli effetti.


Se passasse il testo in discussione in Parlamento, verrebbe così abolito il principio contenuto nel Dpr 122/09, che invece considerava l’esame di scuola media per i disabili come la fine di un percorso seguito in modo personalizzato.


La nuova normativa è uno schiaffo sia alle famiglie che ai diversamente abili, ai quali verrebbe rilasciato un attestato inutile, laddove, grazie alla licenza media, essi potevano finora trovare facilmente lavoro.


Vien da pensare che i nostri parlamentari siano una sorta di marziani, visto che sembrano non sapere che la licenza media è un titolo decisivo per l’inserimento nel mondo professionale, in particolare per i concorsi pubblici, dove per i posti riservati alle categorie protette a volte viene richiesta proprio la licenza media.


In questo modo verrebbero, di fatto, abolite le categorie protette, che non potrebbero più accedere ai concorsi pubblici.
Da notare che, per ironia della sorte, sempre in Parlamento si sta ora discutendo, ma con riguardo ai cosiddetti “normodotati”, l’abolizione della sufficienza obbligatoria in tutte le materie per accedere alla maturità e il passaggio a due sole prove scritte senza più la terza prova.


E visto che questo tema dei diversamente abili lo stavano affrontando, l’”inclusione” hanno pensato bene anche di agevolarla e renderla più snella.


Sì, stando alle intenzioni del governo, in futuro non sarebbe più la scuola a stabilire di quanto sostegno ha bisogno un disabile, ma una commissione esterna, ossia il Git (Gruppo per l’inclusione territoriale), che deciderebbe a prescindere dalla condizione medica. In pratica, quindi, una disabilità grave non darebbe più automaticamente diritto al massimo delle ore di sostegno, come avveniva finora.


Manco a dirlo, risparmiare sull’assistenza significherebbe anche abbassare la qualità dell’insegnamento, tagliando migliaia di posti di docenti di sostegno, con gravi disagi per le famiglie e per i disabili, chiamati nel frattempo a vedersela con un esame di licenza media più difficile

E.M


                                                     
                                                   
                                                   

mercoledì 8 febbraio 2017


  

                   PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE


   

                                GIORNATA CONTRO LA TRATTA

                                                                E                

                                           COMMERCIO ORGANI

           


                                                             



l summit internazionale contro il traffico di organi in corso in Vaticano, il cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, ha difeso la presenza della Cina all’incontro, criticata da attivisti e medici .



“In Cina stanno conducendo trapianti illegali di organi? Non possiamo dirlo con certezza” ha detto mons. Sanchez Sorondo. E ha aggiunto: “Ma noi vogliamo rafforzare il movimento per il cambiamento”.


La risposta del vescovo ha cercato di calmare le acque alla discussione seguita al discorso di Huang Jiefu, ex vice-ministro della sanità e ora capo del Comitato nazionale per i trapianti e le donazioni di organi. Huang ha cercato di rassicurare la comunità medica internazionale che la Cina sta “riparando i suoi modi di fare”, dopo un passato di asportazione di organi dai prigionieri condannati a morte, senza nemmeno il loro consenso. Huang ha anche ricordato che nel 2015 con una legge, Pechino ha vietato il traffico di organi coi prigionieri.



Molte associazioni mediche, membri del movimento spirituale Falun Gong e gruppi di attivisti accusano però la Cina di continuare dietro le quinte il lucroso traffico, indirizzato a locali e stranieri in cerca di un trapianto. Huang ha dichiarato di essere cosciente “delle speculazioni riguardo la mia partecipazione al summit” e ha espresso le sue “continue preoccupazioni” sul traffico di organi. Ma – come ha sottolineato anche l’altro membro della delegazione cinese, il dott. Haibo Wang - è impossibile avere pieno controllo su tutte le attività di trapianto che avvengono in Cina, dove esistono un milione di centri e tre milioni di dottori che operano nel settore.


Esiste comunque nel Paese un mercato nero di organi che non è legato solo ai condannati a morte, ma al commercio per la sopravvivenza. Le cronache cinesi riportano spesso casi di genitori o giovani che offrono reni per curare i parenti o terminare gli studi.
Diverse personalità presenti al summit hanno espresso la necessità che la Cina permetta inchieste indipendenti sulla situazione, con possibilità di intervistare in libertà le famiglie dei donatori. Ma altri hanno fatto notare che perfino l’Organizzazione mondiale della sanità non è totalmente indipendente nelle sue considerazioni sulla Cina.


Il gruppo “Dottori contro il prelievo forzato di organi” ha dichiarato che la partecipazione della delegazione cinese alla conferenza ne compromette i risultati. Proprio lo scorso anno, la Coalizione internazionale contro il prelievo di organi in Cina (International Coalition to End Organ Pillaging in China) ha pubblicato un rapporto di oltre 600 pagine che mostra come lo stesso Partito comunista cinese sia dietro l’uccisione di prigionieri per carpire organi secondo le esigenze della “domanda di mercato”.


Fra vari attivisti si esprime anche l’accusa che l’atteggiamento benevolo della Pontificia accademia delle scienze verso la Cina “dà un’aria di legittimità” a ciò che avviene nel Paese ed è un modo per il Vaticano di ingraziarsi Pechino e far procedere il dialogo con la Santa Sede. 


A questo proposito, lo steso Huang ha dichiarato al Global Times di non avere avuto alcuna delega diplomatica e che egli è stato invitato solo “in capacità di esperto nel campo” dei trapianti.

e.m

martedì 7 febbraio 2017





                                     CYBERBULLISMO


      IN ARRIVO L'ALLEANZA EUROPEA PER SCONFIGGERLO

     

                                             


          

La Commissione europea ha promosso un'alleanza tra società tecnologiche e di telecomunicazioni, televisive, ONG e UNICEF per combattere contenuti, comportamenti e contatti online pericolosi riconducibili al cyberbullismo.


Una super-alleanza trasversale che va dalle aziende tecnologiche e di telecomunicazioni a quelle che operano nel settore TV, fino alle ONG e all'UNICEF, con l'obiettivo di combattere i fenomeni di cyberbullismo ed estorsione sessuale e combattere la diffusione di contenuti violenti. 


È quanto proposto dalla Commissione europea per cercare di ostacolare con maggior efficacia uno dei pericoli contemporanei che minacciano soprattutto le fasce più giovani e fragili di utenti.


L'annuncio è arrivato oggi, durante la Safer Internet Day, la giornata dedicata a una rete più sicura, da parte del vicepresidente della commissione europea Andrus Ansip, responsabile del mercato unico digitale. Nei prossimi tre mesi, ognuna delle società che ha aderito dovrà annunciare i propri impegni per migliorare la sicurezza online.



"l'obiettivo dell'alleanza è quello di promuovere un più diffuso utilizzo degli strumenti di controllo parentale e della classificazione dei contenuti", ha spiegato Ansip attraverso il suo blog "intensificare la cooperazione e la condivisione delle migliori pratiche fra tutti quelli che hanno aderito, aumentare la consapevolezza e promuovere l'accesso a contenuti online positivi, educativi e diversificati".


Nel frattempo, mentre anche il nostro Senato ha approvato una nuova legge sull'argomento, le iniziative si moltiplicano, anche da parte delle aziende. TIM ad esempio, che non a caso è proprio una delle aziende che ha aderito all'iniziativa della Commissione europea, ha presentato oggi l'app Navigare Sicuri. Nata per istruire i giovanissimi all'uso consapevole del web e rendere genitori e formatori consci dell'importanza dell'educazione digitale, l'app è stata realizzata in collaborazione con la Polizia di Stato.


"I bambini si trovano spesso ad usare da soli gli strumenti digitali ed è importante quindi che siano preparati ad affrontare i rischi e a conoscere le opportunità offerte dal mondo della rete", ha spiegato Marcella Logli, Direttore Corporate Shared Value TIM. "Questa app ha l'obiettivo di aiutare i più giovani a utilizzare il web in modo maturo e consapevole, e al tempo stesso di accompagnare genitori e insegnanti nel loro delicato ruolo di supervisione e educazione dei loro ragazzi. 

Perché agire su tutti e tre questi soggetti in modo coerente e sinergico è fondamentale per sviluppare un rapporto veramente sano ed equilibrato tra i giovanissimi e il Web".


Navigare Sicuri è scaricabile gratuitamente dagli store Android e iOS ed è articolata in tre sezioni: Area Bambini, Area Genitori e Area Educatori. La prima propone 10 regole base sull'uso consapevole e sicuro della rete e dei social network attraverso cartoon e mini-game, che permettono di apprendere in maniera divertente e di fare esperienza dei rischi senza viverli direttamente.


Nell'Area Genitori invece ci sono consigli e suggerimenti che consentono agli adulti di spiegare ai bambini le regole della navigazione sicura, proponendo anche degli strumenti per prevenire i rischi a cui si è esposti in rete, e una guida aiuterà i genitori a conoscere i passi da compiere per rispondere a situazioni di pericolo derivanti dall'uso improprio dei social network.


Nell'Area Educatori infine ci sono materiali utilizzabili per vere e proprie lezioni ai bambini, come esercizi, questionari e domande a risposta multipla per la verifica di quanto appreso, tracce di temi correlati alle storie che rappresentano le 10 regole della navigazione sicura.

e.m

domenica 5 febbraio 2017



                       LEONE XIII E GIOVANNI PAOLO II


                           DUE PAPI PER L'INVOCAZIONE       

                        DELL'ARCANGELO MICHELE  

                                                         


La Preghiera all’Arcangelo Michele fu composta da Papa Leone XIII, dopo aver avuto una visione della battaglia tra la “donna vestita di sole” e il grande drago che cercò di divorare suo figlio appena nato, indicata nel libro dell’Apocalisse al capitolo 12.


Nel 1886, il Papa decretò che questa preghiera venisse recitata al termine della Santa Messa da tutta la Chiesa universale.
La pratica di invocare San Michele Arcangelo è stata mantenuta fino al Concilio Vaticano II, che revocò il mandato di recitare questa preghiera al termine della Messa, indicando però la possibilità per i fedeli di continuare questa devozione in privato.


Giovanni Paolo II e la Preghiera a San Michele


Nel 1994, durante l’Anno Internazionale della Famiglia, papa Giovanni Paolo II ha chiesto a tutti i cattolici di recitare quotidianamente questa preghiera. Avvertì che il destino dell’umanità era in serio pericolo.

Sebbene San Giovanni Paolo II non abbia ordinato che la preghiera venisse pronunciata dopo la Santa Messa, ha esortato tutti i cattolici a pregarla insieme per superare le forze dell’oscurità e del male nel mondo.


La Donna vestita di sole


Nel suo messaggio durante la preghiera dell’Angelus, dato in Piazza San Pietro domenica 24 aprile 1994, poco prima della Conferenza delle Nazioni Unite al Cairo, Giovanni Paolo II ha parlato della “donna vestita di sole ” di cui si fa menzione nella visione apocalittica di San Giovanni insieme al drago in procinto di divorare il figlio appena nato. (Ap 12:1-4)



Il Santo Padre disse in quell’occasione che nei nostri tempi “tutte le minacce contro la vita” si accumulano davanti alla donna, e che dobbiamo “rivolgerci alla Donna vestita di sole” per superare tutte queste trappole.
Questo messaggio ha incoraggiato i cattolici affinché tornassero ad invocare l’Arcangelo Michele attraverso la preghiera che Papa Leone XIII aveva composto.



Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10).
È a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7).

Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo…”
Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.

E.M