martedì 17 novembre 2015

COMANDANTE A.



                           COMANDANTE ALFA

               L'UOMO DALLE MILLE MISSIONI

 

"OGNI GIORNO RISCHIO LA MIA VITA..MA DIO MI PROTEGGE"





“Sono cattolico e penso di essere molto credente. Ho molta fede in Dio e ogni mio passo è rivolto a lui”. Il “mefisto” lascia intravedere solo lo sguardo mentre il leggero accento siciliano tradisce la sua provenienza. E’ questa la carta d’identità mostrata alla rivista “Credere” (15 novembre) dal comandante Alfa, uno dei cinque fondatori del Gis, il Gruppo d’intervento speciale voluto nel 1977 dall’allora ministro dell’interno Francesco Cossiga.
Un reparto d’élite, formato da uomini addestrati duramente per far fronte e risolvere le situazioni più a rischio come rapimenti, liberazione di ostaggi e dirottamenti di aerei.
Nel 1990 liberò Patrizia Tacchella, 8 anni, figlia del titolare del celebre marchio di abbigliamento Carrera. Nel 1997 Alfa era a Venezia per fermare gli assalitori del campanile di San Marco. Nel 2004 era in Iraq e ancora oggi non dimentica gli occhi gonfi di lacrime di un bimbo incontrato in un palazzo sventrato i Nassiriya.
Da uomo d’azione qual è abituato a guardare in faccia la morte, non ci si aspetterebbe un animo tanto delicato e proteso verso Dio, eppure ammette: “Alle volte, con il lavoro che faccio, mi risulta difficile essere assiduo nella frequentazione della Messa ma per la mia famiglia è un appuntamento irrinunciabile, quando sono a casa vado in chiesa con i miei ragazzi”.
Il comandante Alfa parla poi delle sue “due mamme”. Di sua madre dice: “La ingrazierò per sempre di avermi dato un’educazione cristiana e di essere stata per me un esempio di onestà e legalità”. Ed aggiunge poi di nutrire un amore particolare e tutto filiale anche per la Madonna – “Maria è la nostra mamma, la mamma di tutti, che posa il suo sguardo benevolo sui suoi figli e ci protegge” -, oltre ad essere particolarmente legato al santuario di Montenero, posto su una collina che domina il porto di Livorno.
Una fede robusta la sua alimentata dalla preghiera: “Prego per i figli, la salute, la famiglia. In più, come operatore del Gis, è inevitabile chiedere a Dio protezione per la propria vita e per quella dei colleghi, che sono una seconda famiglia, e la buona riuscita delle operazioni: che non ci siano né morti né feriti, e che riceviamo tanta forza morale e spirituale per poter affrontare situazioni complicate”.
La sua giornata, spiega, “inizia affidando aspettative, paure e speranze a Dio facendo un segno della Croce e ricordando a noi stessi e ai giovani carabinieri del reparto di mettere da parte ogni esaltazione. Esiste un solo Dio e non ha certamente le sembianze di un carabiniere del Gis”.

E. M


venerdì 13 novembre 2015

UN ALANO PER AMICO


                       STORIA DI GUARIGIONE

                             BELLA E GEORGE

 

L'AIUTO DEL SUO AMICO A QUATTRO ZAMPE HA CAMBIATO LA VITA ALLA DOLCE BELLA. UNA STORIA COMMOVENTE E PRODIGIOSA CHE CONFERMA IL POTERE REALE DEGLI ANIMALI NELL'AIUTO ALLA SOFFERENZA!

 




Bella studia nel 5 ° grado. La sua migliore amica è stata un alano di nome George. Quel cane ha cambiato radicalmente la vita di questa bambina sveglia, e supporto come aiuto a combattere la malattia. Quasi tutta la sua vita passata con una malattia rara Bell che non poteva camminare da sola. Si muoveva solo con le stampelle o una sedia a rotelle. Tutto è cambiato nel 2015. 
Fu allora che Bella e sua madre hanno visitato il centro di addestramento del cane, che contengono cani da fiuto appositamente addestrati. La mamma voleva davvero trovare alla ragazza cani addestrati che avrebbero aiutato la sua passeggiata. Ma quando sono arrivati al centro, la maggior parte dei cani non hanno mostrato alcun interesse per loro. 
E poi c'era George, che è venuto solo dal primo minuto per la ragazza  agendo con molta attenzione e con attenzione. Sembrava che tra loro c'era una volta un legame invisibile. Da allora, sono rimasti inseparabili, e la condizione di Bella è cambiato in un modo incredibile ... Quando Bella aveva solo 2,5 anni, gli era stato diagnosticato la sindrome di Morquio. È una malattia genetica rara che colpisce le ossa e provoca un sacco di problemi di salute, con conseguente ridotta all'aspettativa di vita.

I genitori sono stati scioccati da questa diagnosi. Davanti a loro c'era una vita dura, e 30-50 operazioni ... 
Oggi, condividono la storia del loro bambina e la speranza di una cura.

Ogni singolo caso di malattia ha le proprie caratteristiche. Bella vive con dolore costante la maggior parte della sua vita che non poteva camminare senza stampelle o una sedia a rotelle.

Nel 2015, la vita di questa bambina adorabile improvvisamente cambiato in meglio. Bella è venuto George, un alano con cui una volta apparsi legame invisibile.

Dopo l'incontro con George Campana ha gettato le stampelle. Ora il cane va dappertutto con lei, contribuendo ad andare a scuola e fa tutto con lei. La bambina dice: "Mi aiuta a andare, faccio affidamento su di lui come una stampella!"

Questo incredibile commovente storia dimostra ancora una volta che gli animali hanno un potere reale -. Non solo ci danno un sacco di positivita', ma anche a contribuire a migliorare la salute e la vita!

 E. M



 

foto di Ubi major.



giovedì 5 novembre 2015

VATICANO



                   MONSIGNORE E LA LOBBISTA

 

           AUTOGOL TRASFORMATO IN GOL

   A VANTAGGIO SULLA TRASPARENZA E POVERTA' DELLA CHIESA

 

 

 

Padre Lombardi, «è stata tradita la fiducia del papa». Però la gravità di quello che è accaduto – una montagna di file “sensibili” sono stati inoltrati a due noti giornalisti che da tempo scavano nei bassifondi vaticani – non risiede solo nell’atto di divulgare file segreti, ma anche nei fatti di cui si parla. Fatti tutti da verificare, così come le accuse gratuite e i teoremi elaborati da Nuzzi e Fittipaldi, autori dei due libri in uscita. Papa Francesco non lascerà correre tanto facilmente quanto è accaduto.

Tuttavia non ritengo che ci si trovi dinanzi a un Vatileaks 2. Le differenze con lo scandalo precedente legato al “maggiordomo” Paolo Gabriele sono macroscopiche.

Non ci sono più maggiordomi e segretari “onnipresenti” e servitori vari. Il papa porta con sé la sua cartella nera. Non è stato violato il suo appartamento e la sua intimità.

I due personaggi arrestati agiscono evidentemente della sorte perché già emarginati dagli organismi nei quali erano stati eletti a gran sorpresa di tanti. Con grande probabilità, si tratta semplicemente di vendetta.

Lo scandalo viene fuori perché stanno cominciando a funzionare i meccanismi di autocontrollo istituiti dal papa, e questo non può essere che un bene.

Le questioni in ballo sono “solo” di soldi, e non di altra natura.

Non cerchiamo paragoni impossibili, i tempi sono diversi. Papa Francesco non è papa Benedetto: se il primo è nel pieno della sua energica riforma della Chiesa, Ratzinger non sembrava avere le forze per reagire, come hanno dimostrato di lì a poco le sue dimissioni.

Che nella Chiesa cattolica vi siano mele marce non è una novità.

Il Vaticano saprà reagire e entrare non solo nella questione giudiziaria dei due arrestati e dei loro eventuali complici, mandanti o conniventi, entrerà anche nel merito di quanto descritto nelle carte trafugate e creare creare meccanismi più efficaci di scelta dei principali collaboratori del papa,.
L’autogol apparente si trasformerà in un bel gol a favore della trasparenza e della povertà della Chiesa.

E.M

martedì 3 novembre 2015


                           PRESENTE FUTURO

                   SENECA AFFERMAVA

       "IL TEMPO DELL'OCCIDENTE E' LA SCOMMESSA DEL FUTURO". PENSIAMO SEMPRE A QUALE SIA LA VITA, NON A QUANTO SIA LUNGA. VIVIAMO SENZA INDUGI!!

 

 

Il mondo occidentale attraversa una grave crisi economica, dietro la quale si affaccia però una crisi politica, culturale e identitaria ancora più preoccupante. In crisi sono pressoché tutte le coordinate culturali di fondo: il tempo, lo spazio, il linguaggio..  propone un primo ciclo di articoli dedicati alle coordinate spazio-temporali. Il primo appuntamento è rivolto all'importanza della riflessione sul tempo presso gli antichi.

“È classico ciò che tende a relegare l’attualità a rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona”.Conciliazione, o meglio ispirazione, poiché nei classici è possibile ritrovare le radici più profonde del nostro pensiero, la traccia primigenia e indelebile di sentimenti, parole, versi, teorie.
Il “tempo” come concetto filosofico e scientifico era stato naturale oggetto di indagine sin dai tempi più remoti. Seneca Filosofo scrisse pagine sul tempo più significative, incisive e vicine, per sensibilità, alle complesse “discronie” del mondo moderno. Se scontata è l'identificazione dell'uomo contemporaneo, fagocitato dalla frenesia e dalla rapinosità di un tempo mai sufficiente, con gli stolti occupati, gli “affaccendati” in fuga da sé stessi,  “un po' del tuo tempo, prendilo anche per te”. Monito che – questa è la grandezza del filosofo – più che mai si adatta all'“alienazione” del tempo presente.

Le parole che Seneca rivolge al discepolo e amico Lucilio, nella prima lettera del celebre epistolario, rappresentano un’incisiva sintesi della riflessione senecana operata sul concetto tradizionale di tempo: per cui sta all’uomo la possibilità di forgiare e di definire contorni, spessore e materia della propria realtà temporale.

La riflessione razionale sul tempo era stata ampiamente affrontata dalla filosofia greca: da Parmenide fino ad Aristotele, l’indagine era stata rivolta all’esamina della natura ontologica del tempo, tentando definizioni che ne individuassero soprattutto le caratteristiche di immutabilità ed eternità.
Allo Stoicismo va il merito di aver interpretato in chiave “dinamica” questo aspetto pregnante di eternità, per cui è nel tempo che tutte le cose si muovono, si manifestano ed esistono. E l'unica dimensione temporale con cui l'uomo ha la possibilità di confrontarsi è naturalmente il presente: “esiste davvero solo tempo presente; il passato e il futuro ci sono, ma non sussistono”, riportando l'insegnamento dello Stoico Crisippo. Lo studioso Alberto Grilli aveva formulato, per quanto riguarda la prospettiva stoica sul tempo, la definizione di “concezione etica, quale coefficiente o determinante del fattore di felicità nell'uomo”, ponendo l'accento sull'aspetto morale evidenziato dallo Stoicismo, per cui è importante il “valore” del tempo, l'impiego che se ne fa.

Per cui si viene a creare una vera e propria dicotomia tra il giustoimpiego del tempo, corrispondente all'esserne padroni, al vivere, e il semplice esse, cioè “esistere”: “non ha vissuto a lungo, ma è esistito a lungo”, si afferma perentoriamente nel De Brevitate vitae, nei confronti di chi semplicemente mostra i segni esteriori della vecchiaia, ma non le tracce di un progresso nel percorso “qualitativo” verso la virtù.

Ancora, nelle Epistole, la voce ammonitoria del filosofo rivolge a Lucilio l'augurio a comprendere quanto prima come il recte vivere non abbia nulla a che fare con lo sterile consumarsi del tempo: “oh quando vedrai quel giorno in cui ti renderai conto che il tempo non ti riguarda!”
La letteratura latina già ci aveva consegnato il celeberrimo motto oraziano del carpe diem, per cui si esortava a godere del presente, a carpire la fugace felicità che vi si può trovare, non dipendendo dalle opprimenti ombre del futuro.: “vivi senza indugio”, che racchiude però una riflessione più complessa, poiché dispiega l'intenzione di un atteggiamento che non si limita a godere dei piaceri momentanei, ma si impone di vivere in una condizione quasi “atemporale” e assoluta, slegata dall'attesa del futuro, e non dipendente dal passato.
Accanto a questa condizione “acronica” del tempo, Seneca ne aggiunge anche una spaziale, “puntualizzando”, cioè definendo la dimensione di “punto” del presente-istante, nello spazio e nell'eternità stessa: “è un punto quello che viviamo, e ancor meno di un punto”.
Ma se costante è l'ammonimento a vivere questa dimensione di “indipendenza temporale” dettata e segnata dal vivere con saggezza, pure frequentemente affiora inquieto il pensiero martellante dello scorrere del tempo, esemplificato magistralmente dalla metafora della corrente rapinosa del fiume.
Questa percezione dell'instabile precarietà delle cose, labile e minacciosa, è tanto più vicina a noi moderni, in quanto trova una ragione umana e concreta nella controversa esperienza biografica senecana,
Ecco quindi che l'esortazione del filosofo è tanto più significativa in quanto proveniente da chi ha sperimentato in prima persona la dolorosa provvisorietà del tutto, quindi il giusto atteggiamento necessario a trasformare il tempus in vivere.
“La vita, se la sai usare, è lunga”, si afferma ancora nel De Brevitate vitae, opera che, più di ogni altra dedicata al tema del tempo, muove dal paradosso stoico che solo il saggio vive più a lungo, mentre allo stolto è riservata una vita ben più breve. “Pensa sempre a quale sia la vita, non a quanto sia lunga”, si afferma ancora: il suo polo veramente positivo, ciò che lo associa alla dignità del vivere, è rappresentato dal conseguimento di una saggezza che per Seneca coincide con il passaggio dalla politica alla vita contemplativa.
E. M

COME NUTRIRSI




            COME SAN GIOVANNI BATTISTA

                     MANGIARE LOCUSTE

 

 DALL'UNIONE EUROPEA IL VIA AL CONSUMO D'INSETTI!!! IL CONSIGLIO E' USIAMO CONSAPEVOLEZZA E MANGIARE SEMPRE CON MODERAZIONE!!



insetti

 

domenica 1 novembre 2015

RICORRENZA 2 NOVEMBRE



                                     2 NOVEMRE   
                                     VITA NUOVA
                                      VIANDALTE 
                 SENZA BORSA E SENZA SANDALI

           "HONESTA MORS TURPI VITA POTIOR"
   UN'ONESTA MORTE E' MEGLIO D'UNA VITA VERGOGNOSA




Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Anticamente preceduta da una novena, è celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue di un giorno la festività di Ognissanti del 1º novembre. Il colore liturgico di questa commemorazione è il viola, il colore della penitenza, dell'attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali; è possibile usare anche il nero.
Nella forma straordinaria del rito romano è previsto che, nel caso in cui il 2 novembre cada di domenica, la ricorrenza sia celebrata il giorno successivo, lunedì 3 novembre. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la ricorrenza non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile.
L’Encyclopædia Britannica (1910) dice: “Giorno dei morti . . . giorno riservato nella Chiesa Cattolica Romana alla commemorazione dei fedeli defunti. La celebrazione si basa sulla dottrina che le anime dei fedeli che alla morte non si sono purificate dai peccati veniali, o non hanno espiato le colpe passate, non possano raggiungere la Visione Beatifica, e che possano essere aiutate a conseguirla mediante la preghiera e il sacrificio della messa. . . . Alcune credenze popolari relative al Giorno dei morti sono di origine pagana e d’immemore antichità. Così i contadini di molti paesi cattolici credono che quella notte i morti tornino nelle loro case precedenti e si cibino degli alimenti dei vivi”.
L'idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima - così chiamata prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II - , ossia la domenica che precede di due settimane l'inizio della quaresima, all'incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all'abate benedettino sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell'Ordo Romanus del XIV secolo.

A proposito di queste origini, nel libro “Il culto dei morti” si legge: “La mitologia di tutti i popoli antichi è intessuta degli avvenimenti del Diluvio . . . Ne è prova la celebrazione di una grande festa dei morti in memoria di quell’avvenimento, non solo da parte di nazioni più o meno in comunicazione le une con le altre, ma di altre lontanissime e separate sia da oceani che da secoli. Per di più questa festa è celebrata da tutti più o meno lo stesso giorno in cui secondo il racconto di Mosè ebbe luogo il Diluvio, e cioè il diciassettesimo giorno del secondo mese, il mese che all’incirca corrisponde al nostro novembre” (The Worship of the Dead, di J. Garnier, Londra, 1904, p. 4). Perciò queste celebrazioni iniziarono in effetti in onore di persone che Dio aveva distrutto per la loro cattiveria ai giorni di Noè. — Gen. 6:5-7; 7:11.

Queste feste che onorano le “anime dei defunti” come se fossero vive in un altro reame sono contrarie alla concezione biblica presente nel libro del Qoelet, la quale supponeva che gli uomini morti non fossero in grado di percepire nulla. Questa idea è presente in tutta la cultura orientale che vede l'uomo unicamente come materia priva di spirito trascendente. L'idea di anima immortale si fa risalire alla filosofia occidentale che, più tardi, andrà ad influenzare la stesura di altri libri biblici veterotestamentari (Deuterocanonici) e parte del Nuovo Testamento (Vangelo di Giovanni e Lettere paoline). Tuttavia la concezione dell'anima che sopravvive in seguito alla morte del corpo fu la spiegazione razionale per giustificare la risurrezione dei morti, concetto pressoché incomprensibile per la cultura occidentale. Riferimenti espliciti riguardo le origini delle preghiere per i defunti si possono trovare nei libri dei Maccabei (2Mac 1, 43-45), che furono accettati insieme agli scritti deuterocanonici dai Cristiani delle origini (San Girolamo tradusse in latino la versione dei LXX nel IV secolo, integrando anche i testi Deuterocanonici, ma omettendo altri testi apocrifi).
E M