venerdì 23 settembre 2016



          

                       MORTE DI PADRE PIO


             23 SETTEBRE 46° ANNIVERSARIO

                

 

   RICORDARE ALCUNI SUOI PENSIERI CI SIA DI CONFORTO PER AFFRONTARE LE IMPERVIE VIE DEL DESTINO, COME:

 

....DI SFORZARCI DI VIVERE CON CALMA E RIPOSATI SUL DIVIN CUORE SENZA TIMORE ALCUNO PERCHE' NON ABBIAMO NULLA DA TEMERE. IL PADRE PERMETTE LA LOTTA PER LA SALUTE...

 

ED ESORTAVA:

... SFORZATEVI DI VINCERE E REPRIMERE QUESTO SOVERCHIO TIMORE, ALTRIMENTI IL PADRE NON CI SORRIDERA'!!




                                                         


        A San Giovanni Rotondo si tiene la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede e uno dei più stretti collaboratori di Papa Francesco. La celebrazione – prevista nella chiesa di San Pio – sarà preceduta, la sera del 22 settembre, dalla consueta veglia nella chiesa all’aperto dedicata al santo. 

 

E centinaia di turisti-fedeli si recheranno anche a Roma, per il quarantaseiesimo anniversario della sua scomparsa, per vedere le reliquie di Padre Pio esposte nella chiesa di San Salvatore in Lauro.

 

Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, nacque a Pietrelcina, un piccolo paese del beneventano, il 25 maggio 1887. Venne al mondo in casa di gente semplice dal papà Grazio Forgione e la mamma Maria Giuseppa Di Nunzio. Fin dalla tenera età Francesco sperimentava il desiderio di consacrarsi totalmente a Dio e questo desiderio lo distingueva dai suoi coetanei.

 

Dal diario di Padre Agostino da San Marco in Lamis, che fu uno dei direttori spirituali di Padre Pio, emerse che Padre Pio, fin dal 1892, quando aveva solo cinque anni, viveva già le sue prime esperienze carismatiche.

Uno degli eventi che segnarono profondamente la sua vita fu quello verificatosi la mattina del 20 settembre 1918, quando, pregando davanti al Crocifisso del coro della vecchia chiesa, ricevette il dono delle stimmate.  Questo fenomeno straordinario catalizzò, su Padre Pio l’attenzione dei medici, degli studiosi, dei giornalisti ma soprattutto della gente comune che, nel corso di tanti decenni si recò a San Giovanni Rotondo per incontrare il “Santo” frate.

Alle 2.30 del 23 settembre 1968 Padre Pio da Pietrelcina si spense.

 

Le pratiche giuridiche preliminari del processo di beatificazione iniziarono un anno dopo la morte del Padre, nel 1969, ma incontrarono molti ostacoli, da parte di coloro che erano stati nemici dichiarati di Padre Pio. Furono ascoltati decine di testimoni e raccolti 104 volumi di disposizioni e documenti, e nel 1979 tutto il materiale fu inviato a Roma al vaglio degli esperti del Papa. Il procedimento che portò alla canonizzazione ebbe inizio con il nihil obstat del 29 novembre 1982.

 

Il 20 marzo 1983 iniziò il processo diocesano per la sua canonizzazione. Il 21 gennaio 1990 Padre Pio venne proclamato venerabile, fu beatificato il 2 maggio 1999 e proclamato santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da papa Giovanni Paolo II come san Pio da Pietrelcina. La sua festa liturgica viene celebrata il 23 settembre.

Ai fini della canonizzazione, la Chiesa cattolica ha ritenuto necessario un secondo miracolo, dopo quello richiesto per la beatificazione: nel caso di Padre Pio, ha è stato necessaria la miracolosa guarigione di Matteo Pio Colella

E. M.


                    A MONSIGNORE VIGANO' 

      CONSEGNATO DA PAPA FRANCESCO

                 

           STATUTO CHE UFFICIALIZZA  FUNZIONE E 

COMPETENZE PER LA COMUNICAZIONE DELLA SEDE      


Con una cerimonia ufficiale papa Francesco consegnerà ha consegnato nelle mani di Monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria Pro Comunicazione, lo Statuto che ne stabilisce irrevocabilmente le funzioni e le competenze, disponendo la creazione di una inedita struttura che avrà il compito non di coordinare, ma di ‘incorporare’ tutte le realtà della Santa Sede che si occupano della comunicazione, “affinché l’intero sistema risponda in modo coerente alla necessità della missione evangelizzatrice della Chiesa”.

“Il processo è stato lento perché si trattava di mettere a punto una nuova realtà in modo irreversibile”, ha spiegato Monsignor Viganò a Prima Comunicazione. Resta ora da redigere il regolamento che guiderà in modo coerente le varie componenti dell’universo comunicativo del Vaticano.

“Ho un forte senso di gratitudine nei confronti del Santo Padre”, ha detto Monsignor Viganò, “che ha voluto seguire passo dopo passo questo processo di riforma come del resto sono profondamente grato alla Segreteria di Stato che, anch’essa, non solo non ci ha abbandonato ma ci è rimasta vicino durante un periodo piuttosto complesso di elaborazione”.

E.M

 

giovedì 15 settembre 2016





                      STORIA DELLA BAYER 

      PRIMA DELLE NOZZE CON MONSANTO

 

 RICORDIAMO E RIFLETTIAMO...E NON DIMENTICHIAMO I CAMPI DI CONCENTRAMENTO


                             

              

La Bayer AG venne fondata in Germania nel 1863, da Friedrich Bayer e dal suo socio Johann Friedrich Weskott.

L'aspirina e la Prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicità di Aspirina, Eroina, Lycetol, Salophen
Il primo prodotto importante prodotto dalla Bayer fu l'acido acetilsalicilico (ASA) (originariamente scoperto dal chimico francese Charles Frederic Gerhardt nel 1853), una modifica chimica dell'acido salicilico, rimedio popolare estratto dalla corteccia del salice. Nel 1899 il marchio "Aspirina" fu registrato in tutto il mondo per la commercializzazione dell'acido acetilsalicilico, ma in seguito alla confisca da parte degli USA, durante la prima guerra mondiale, di tutti i beni statunitensi della Bayer, il prodotto perse la copertura brevettuale e negli USA il nome si diffuse per indicare prodotti a base di ASA, anche di altri produttori. Ad oggi il marchio "Aspirina" è di uso libero negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito mentre rimane marchio registrato in oltre 80 paesi tra cui l'Italia, la Svizzera, il Canada, la Germania ed il Messico.

Nel 1904 fu introdotto il logo formato dalla due scritte "BAYER" incrociate in un cerchio. Poiché all'epoca i farmaci in molti paesi venivano venduti sfusi da medici e farmacisti, e non essendo quindi presenti confezioni dove poterlo aggiungere, il logo venne impresso direttamente sulle compresse. Nello stesso anno viene fondata la Turn- und Spielverein Bayer 04 Leverkusen, società sportiva aziendale destinata a dar vita anni dopo alla sezione calcistica, oggi Bayer 04 Leverkusen Fußball.

Come parte delle sanzioni dopo la prima guerra mondiale, tutte le attività della Bayer, compresi i diritti sul nome ed i marchi, furono confiscate negli Stati Uniti, in Canada, e parecchi altri Paesi. In particolare negli Stati Uniti ed in Canada i beni della Bayer furono acquistati dalla Sterling Drug, precorritrice della Sterling Winthrop, la quale ha cessato l'attività nel 1994.

Con l'avvento del nazismo la Bayer, come le altre maggiori aziende chimiche tedesche, divenne parte del conglomerato IG Farben. Durante la seconda guerra mondiale, la IG Farben sfruttò il lavoro in condizioni di schiavismo con fabbriche a ridosso dei vasti campi di concentramento tedeschi, di cui è particolarmente noto il campo di Mauthausen-Gusen. Alla IG Farben appartenevano il 42,5% delle aziende che producevano lo Zyklon un prodotto chimico usato nelle camera a gas di Auschwitz e di altri campi di sterminio. Alla fine della seconda guerra mondiale gli alleati smantellarono l'IG Farben e la Bayer riapparve come azienda autonoma. Il manager Bayer Fritz ter Meer, condannato a sette anni di reclusione dal tribunale di Norimberga, fu eletto capo del consiglio di sorveglianza nel 1956, dopo aver scontato la sua pena.

Nel 1978, la Bayer AG ha acquistato la Miles Laboratories e le sue sussidiarie Miles Canada e Cutter Laboratories (assieme alle loro linee di produzione, tra cui l'Alka-Seltzer) allo scopo di riacquisire i diritti sul marchio e sul logo "Bayer" per gli Stati Uniti ed il Canada e sul marchio "Aspirina" per il Canada. Nel 1994, la Bayer AG acquistò la parte di Sterling Winthrop che si occupava dei farmaci da banco, allo scopo di riacquisire i diritti rimanenti.

Nel 2002 la Bayer AG acquisì la Aventis CropScience e formò la Bayer CropScience. La società è oggi una delle più innovative del settore agrochimico, in aree come la protezione delle piantagioni e la biotecnologia di semi e piante. Oltre al tradizionale settore agrochimico è impegnata nel campo dell'ingegneria genetica del cibo.

Nel 2005, Bayer acquista la divisione di farmaci da banco di Roche diventando così una delle prime tre aziende a livello mondiale nel settore dei farmaci OTC.

Nel 2006 lancia un'offerta pubblica di acquisto su Schering AG, azienda farmaceutica tedesca con sede a Berlino, leader nel campo degli ormoni. L'acquisizione si conclude nel luglio 2006, dando vita al colosso Bayer Schering Pharma, che diventa così la 7ª azienda al mondo per dimensione nel mercato farmaceutico, e leader mondiale nei settori della contraccezione orale, della diagnostica per immagini e con una forte presenza in campi come la cardiologia e l'antibiotico-terapia

2016 concluse le nozze con la Monsanto, dopo tante traversie. Ora tocca a tutto il mondo globale sopportare il peso dell'arroganza del potere. in attesa di ulteriori sviluppi..ai popoli la speranza!!!

 E. M

 

 



                         FRANCESCO D'ASSISI  

 

  17 SETTEMBRE IMPRESSIONE STIMMATE


Il Martirologio Romano al 17 settembre rievoca: “Sul monte della Verna, in Toscana, la commemorazione dell'Impressione delle sacre Stimmate, che, per meravigliosa grazia di Dio, furono impresse nelle mani, nei piedi e nel costato di san Francesco, Fondatore dell'Ordine dei Minori”.

 

Poche e sintetiche parole per descrivere un evento straordinario, e mai sino ad allora verificatosi, che si compì sul monte della Verna, mentre un’estate della prima metà del ‘200 volgeva al termine, e che schiere innumerevoli di santi, uomini e donne di Dio, ripeterono nella loro vita.

Anche numerosi artisti si ispirarono a quel primo episodio, immortalandolo in tele ed affreschi. Basti solo ricordare qui, tra i più famosi, quelli di Giotto nella Basilica superiore del Poverello in Assisi.

 

Correva l’anno 1224. S. Francesco d’Assisi, due anni prima di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine quaranta giorni di digiuno in onore dell'arcangelo S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d’Assisi ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari e romitori per attendere alla meditazione ed all’unione intima con il Signore nella preghiera. Sapeva, infatti, che ogni apostolato era sterile se non sostenuto da una crescita spirituale della propria vita interiore.

 

Molti luoghi dell’Umbria, della Toscana e del Lazio vantano di aver ospitato il Poverello d’Assisi in questi suoi frequenti ritiri.
La Verna era uno di questi e certamente era quello che il Santo prediligeva. Già all’epoca di Francesco era un monte selvaggio – un “crudo sasso” come direbbe Dante Alighieri – che s’innalza verso il cielo nella valle del Casentino. La sommità del monte è tagliata per buona parte da una roccia a strapiombo, tanto da farla assomigliare ad una fortezza inaccessibile.

 

La leggenda vuole che la fenditura profonda visibile, con enormi blocchi sospesi, si sia generata a seguito del terremoto che succedette alla morte di Gesù sul Golgota.
Esso era proprietà del conte Orlando da Chiusi di Casentino, il quale, nutrendo una grande venerazione per Francesco, volle donarglielo. Qui i frati del Poverello vi costruirono una piccola capanna.

In quello luogo Francesco era intento a meditare, per divina ispirazione, sulla Passione di Gesù quando avvenne l’evento prodigioso. Pregava così: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch' io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori”.

 

La sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Il prodigio avvenne in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna incendiato di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio o che si fosse levato il sole prima del solito.
Scriveva S. Bonaventura da Bagnoregio: “Un mattino, all'appressarsi della festa dell'Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell'aria, giunse vicino all'uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l'effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore. Provava letizia per l'atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino. Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l'anima con la spada dolorosa della compassione. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l'infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino.

 

Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l'incendio dello spirito”
  

Fu Gesù stesso, nella sua apparizione, a chiarire a Francesco il senso di tale prodigio: “Sai tu … quello ch' io t’ho fatto? Io t’ho donato le Stimmate che sono i segnali della mia passione, acciò che tu sia il mio gonfaloniere. E siccome io il dì della morte mia discesi al limbo, e tutte l’anime ch' io vi trovai ne trassi in virtù di queste mie Istimate; e così a te concedo ch' ogni anno, il dì della morte tua, tu vadi al purgatorio, e tutte l’anime de’ tuoi tre Ordini, cioè Minori, Suore e Continenti, ed eziandio degli altri i quali saranno istati a te molto divoti, i quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Istimate e menile alla gloria di paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu se’ nella vita” (“Delle Sacre Sante Istimate di Santo Francesco e delle loro considerazioni”..

 

Continuava ancora S. Bonaventura che, scomparendo, la visione lasciò nel cuore del Santo “un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell'immagine dell'uomo crocifisso. Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all'indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande”.

 

A proposito ancora dei segni della Passione, il primo biografo del Santo, l’abruzzese Tommaso da Celano, nella sua “Vita Prima di S. Francesco d’Assisi”, sosteneva che “era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi (del Poverello d’Assisi), non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato imporporato dal sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido”.

 

Nonostante le ampie descrizioni e resoconti ed il fatto che vi fossero numerosi testimoni oculari delle stigmate, non può tacersi la circostanza che la bolla di canonizzazione di S. Francesco del 19 luglio 1228 “Mira circa nos”, risalente ad appena due anni dopo la morte del Santo, non ne faccia alcun cenno.

E. M

lunedì 12 settembre 2016



                                    PADRE PIO

 

                   NUOVA TRASLAZIONE    

 PER ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE

 

                      

                 


Un nuovo «giubileo» per i fedeli di San Pio. I frati cappuccini hanno deciso di ripetere l’ostensione del corpo di Padre Pio, in occasione della festa liturgica del 23 settembre (anniversario della morte del santo) e della veglia notturna che la precede.

Dopo l’esposizione in Vaticano del febbraio scorso, momento-clou dell’Anno Santo straordinario voluto da Papa Francesco, la reliquia del corpo del frate con le stimmate sarà offerta alla venerazione di fedeli e pellegrini dal pomeriggio del 22 settembre fino al pomeriggio del giorno successivo. 

 

traslazione avverra' alle ore 18 di giovedì 22: durante la liturgia di accoglienza presieduta da frate Francesco Langi, la reliquia verrà trasportata dalla cripta della basilica costruita da Renzo Piano all’aperto, presso l’altare che dà sul sagrato.

 

Qui rimarrà durante le celebrazione dei Vespri e per tutta la veglia notturna, il grande happening di preghiera che da decenni attira sul Gargano folle di devoti. Un quarto d’ora dopo la mezzanotte, la conclusione della concelebrazione eucaristica scandirà il trasferimento della reliquia presso la chiesa superiore, dove rimarrà fino alla messa delle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Michele Castoro. Al termine della solenne concelebrazione, prima della processione con la statua di San Pio per le strade del paese, il corpo del santo sarà riportato nella cripta dorata della basilica.

L’ostensione straordinaria è stata decisa anche per celebrare il centenario dell’arrivo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Le iniziative celebrative sono partite il 28 luglio, data in cui, nel 1916, il frate di Pietrelcina, spossato dalla tubercolosi, giunse sul Gargano dal convento di Sant’Anna di Foggia.

 

Da una lettera inviata da Padre Pio a padre Benedetto, risulta che Padre Pio avesse interpretato il viaggio a San Giovanni Rotondo come una gita, un’occasione per respirare un pò di aria pura e poi tornare a Foggia, ma il frate malato e sofferente comprese subito che non sarebbe stato così e chiese al al suo Provinciale di concedergli «Un pò di tempo a San Giovanni, dove Gesù mi assicura che starò meglio».

 

Una volta a San Giovanni Rotondo, Padre Pio verificò che poteva allontanarsi da Pietrelcina senza che peggiorassero le sue condizioni di salute, cosa che si ripeteva ormai da sette anni, costringendolo a girovagare tra paesi e conventi alla ricerca di pace. La sofferenza maggiore era causata appunto da una forma di tubercolosi polmonare che, in modo misterioso, si aggravava ogni volta che il frate tentava di stabilirsi in un convento cappuccino e il rimedio, ogni volta, era tornare nel paese natìo, fino alla «gita» salvifica sul Gargano.

ENRICA MALATESTA 


 

 

 

  LA FOTO DI PADRE PIO RICORDA LA SUA VENUTA A ROMA PER L'ANNO DELLA MISERICORDIA