domenica 31 gennaio 2016

UTOPIA





                            TOMMASO MORO

                                 300 ANNI FA 

              FALLIMENTO DEL COMUNISMO



San Tommaso, martire inglese, disquisisce sulla proprita' privata e la distribuzione del reddito.

 

Nell'Utopia, un'isola governata da un re con potere di coordinare le varie istituzioni e di rappresentare il suo popolo. Il governo affidato a dei magistrati eletti da ogni famiglia, con il principio (rivoluzionario dell'epoca)  della liberta' di parola e di pensiero e soprattutto della tolleranza religiosa.  

 

Quando era prigioniero nella Torre di Londra, San Tommaso scrisse un’opera intitolata “Dialogo del conforto contro la tribolazione”, in cui espone le sue idee sull’economia. L’aspetto interessante è che praticamente già prevedeva cosa sarebbe accaduto nei Paesi socialisti/comunisti del XX secolo:

 

“È assolutamente necessario che ci siano uomini dotati di possedimenti; in caso contrario, esisterebbero più mendicanti di quelli che già esistono e non ci sarebbe cittadino in grado di soccorrere il proprio prossimo. Ritengo certa questa conclusione: se tutto il denaro esistente in questo Paese domani venisse sequestrato ai suoi proprietari, accumulato in un deposito comune e in seguito redistribuito, in porzioni uguali, a ciascuno degli abitanti della regione, dopodomani saremmo in condizioni peggiori di quelle di domani. Credo che se tutti i cittadini ricevessero una porzione uguale di beni, quelli che oggi sono in una buona posizione rimarrebbero in una posizione poco migliore di quella di un mendicante di oggi; dall’altro lato, quelli che oggi sono mendicanti, nonostante quello che potrebbe giungere loro mediante questa nuova ripartizione di beni, non si troverebbero in una situazione molto migliore di quella di un mendicante di oggi. Avverrebbe, in ogni caso, che molti di coloro che oggi sono ricchi arriverebbero a possedere solo beni mobili, diventerebbero poveri per il resto della loro vita.

Gli uomini, come ben sapete, non possono vivere in questo mondo senza che alcuni forniscano i mezzi per vivere a molti altri. Non sono tutti in condizioni di possedere una barca, né tutti sono in grado di gestire il commercio (per mancanza di stock), né tutti sono all’altezza di avere un aratro (malgrado sappiate quanto siano necessarie queste cose). E chi potrebbe vivere della professione del sarto se non esistesse chi è nelle condizioni di commissionare un capo d’abbigliamento? E chi potrebbe vivere della professione di muratore o di falegname se non ci fossero uomini capaci di far costruire chiese o case? E cosa farebbero i tessitori se mancassero proprietari di fabbriche per far andare avanti la rispettiva industria? È migliore la condizione dell’uomo che non avendo neanche due ducati in casa consegna ciò che ha e resta senza niente di quella di colui che essendo un ricco proprietario (del quale il primo è servitore) perde la metà dei suoi averi. Questi sarebbe allora costretto a diventare servitore egli stesso. Succede però che l’uomo povero (servitore) trova la sua fonte di vita proprio nei beni del ricco. In queste circostanze, accadrebbe al povero quello che è accaduto alla donna della quale parla una delle favole di Esopo: aveva una gallina che le dava ogni giorno un uovo d’oro; un bel giorno, ritenendo che in una volta sola avrebbe potuto diventare proprietaria di una grande quantità di uova, uccise la gallina, ma nel ventre dell’animale ne trovò uno solo. Così, per avidità di quelle poche uova, ne perse un gran numero”.

È interessante notare che Moro non difendeva nemmeno il capitalismo individualista, ma il valore sociale del denaro, come fa l’attuale Dottrina Sociale della Chiesa, come si vede in questo passo:

“Chi non è sollecito nei confronti dei sudditi è peggiore di un apostata della fede. I nostri sudditi sono coloro che ci sono stati affidati o per natura o dalla legge o da qualche mandato di Dio: (…) per natura, come i nostri figli; dalla legge, come i nostri servitori. Anche se figli e servitori non ci vengono affidati allo stesso modo, credo che anche in relazione ai servitori (con i quali abbiamo un legame meno stretto) abbiamo il dovere di essere solleciti e di provvedere alle loro necessità. Abbiamo il dovere, per quanto ci è possibile, di provvedere a che non manchino delle cose necessarie finché sono al nostro servizio. Se quindi si ammalano mentre ci servono, abbiamo il dovere di curarli; non sarebbe mai lecito espellerli da casa e abbandonarli senza conforto per tutto il tempo in cui non sono in condizioni di lavorare e di provvedere a se stessi. Una tale procedura sarebbe contraria a tutte le regole del buonsenso umano”.

         E. M

mercoledì 27 gennaio 2016

IL SENSO DELLA VITA






      UN ESSERE A CUI NULLA SFUGGE, CHE NON SBAGLIA MAI, TRAPASSA OGNI COSA CON LO SGUARDO E CONTROLLA ANCHE I MINIMI PARITCOLARI, E' UN ESSERE CHE NON HA RIGUARDO PER NESSUNO ED E' SODDISFATTO DOLO DI SE STESSO..

LUI SOLO SI RITIENE RICCO, SANO, LIBERO, DEGNO DI COMANDARE, MA E' ALTRETTANTO VERO CHE LUI SOLO E' DI QUESTO PARERE.

NON STIMA L'AMICIZIA E NON HA AMICI VERI, CREDE DI POTER COMANDARE SU TUTTO E SU TUTTI PRENDENDOSI GIOCO DEGLI UOMINI E DELLE LORO AZIONI.

CHIUNQUE FUGGIREBBE TERRORIZZATO DAVANTI A UN UOMO SIMILE, COME SI FUGGE DAVANTI A UN MOSTRO O FANTASMA. NESSUN SENTIMENTO NATURALE, PUO' MUOVERLO A COMPASSIONE; NON SA COSA SIANO LE PASSIONI, L'AMORE, LA PIETA'

 

 

EBBENE, E' PROPRIO UNA  SIMILE BESTIA CHE CI VIENE PRESENTATA COME MODELLO DI SAGGEZZA. 

E.M




    

mercoledì 13 gennaio 2016

NELL'ANNO DELLA MISERICORDIA


                 

                        PRESENTATO IL LIBRO

                          DI PAPA FRANCESCO

        "IL NOME DI DIO E' MISERICORDIA"

   


      E’ stato presentato ieri sera a Roma “Il Giubileo di Papa Francesco”, il volume di Antonio Preziosi, consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali e giornalista Rai. Una riflessione per capire le ragioni e il significato dell’Anno Santo della Misericordia. 

 Il suo significato nel Cristianesimo e di come Papa Francesco ne abbia fatto il cuore del suo messaggio pastorale e' il tema centrale attorno al quale ruota la riflessione di Antonio Preziosi, consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali e giornalista Rai, proposta nel suo ultimo libro "Il Giubileo di papa Francesco. Vivere e capire lo straordinario Anno Santo della Misericordia". Una guida  per capire cos’è un Anno Santo straordinario, come si svolge e quali conseguenze ha dal punto di vista religioso, sociale e politico. All’evento ha preso parte anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha spiegato quali saranno le caratteristiche del Giubileo, come si connoterà e come sarà vissuto da credenti e non: 

 Il fatto stesso di avere aperto la Porta Santa nella Cattedrale di Bangui dà il significato di questo Giubileo straordinario. Un Giubileo, cioè, che viene vissuto innanzitutto nelle Chiese locali, viene vissuto in tutto il mondo, proprio come un segno di reale conversione e cambiamento da parte della Chiesa. Io sono convinto che il Giubileo possa avere tutte le caratteristiche per consentire un vero cambiamento culturale. Se noi pensassimo alla sottolineatura che il Papa fa, per poter vivere le opere di misericordia corporale e spirituale, che sono dei gesti molto semplici quotidiani, tutto questo può diventare un recupero del rispetto, dell’accettazione reciproca, di tutto ciò che può aiutare a trasformare quella vita della società spesso caratterizzata dall’indifferenza e dallo scontro”.

Secondo Antonio Preziosi esiste in filo conduttore riguardante il concetto di misericordia che parte dal Concilio Vaticano II e arriva a Papa Francesco:

Il concetto di misericordia è un concetto conciliare, è un concetto che parte da Giovanni XXIII, che si afferma in Paolo VI, che trova addirittura un radicamento nei 33 giorni di Giovanni Paolo I, che arriva poi a Giovanni Paolo II, che è stato in qualche modo il grande apostolo della misericordia, e quindi, attraverso Benedetto XVI, attraverso questo grande pontificato di Benedetto XVI, arriva a Papa Francesco, che lo porta a compimento e realizza questo Anno Santo che è appunto un Anno Santo straordinario.

Per Antonio Preziosi siamo di fronte ad un Giubileo dunque davvero straordinario, per tre motivi: interrompe la scansione temporale dei 25 anni, è il rimo Giubileo a tema e, non ultimo, non è "romanocentrico" e va al di là delle tradizionali quattro porte sante:

Papa Francesco che spalanca la Porta Santa di Bangui è un’immagine che è destinata ad entrare nella storia della Chiesa. Per la prima volta, infatti, si apre una Porta Santa che non è a Roma e per la prima volta nella storia della Chiesa questa Porta Santa che si apre, si apre nel Sud del pianeta. E' un Giubileo che viene dal Sud ed è destinato a diffondersi in quello che è il mondo ricco, opulento, sviluppato, il mondo cosiddetto occidentale, con una capacità di penetrazione, di diffusione, che è sicuramente nelle intenzioni del Papa, ma che è nei fatti e nella sostanza di quello che andremo a vivere in questo anno.

E.M


        

 

martedì 12 gennaio 2016

SAN PIO NELLA CAPITALE



                    NELL'ANNO DEL GIUBILEO


                    PADRE PIO DA PIETRALCINA

                                     A ROMA

                DA SAN GIOVANNI ROTONDO 

 

 ARRIVERA' A NELLA CAPITALE IL 3 FEBBRAIO, E A SAN PIETRO  GIUNGERA' IL 5, PER RIPARTIRE l'11 DIRETTO A PIETRLCINA!

 

  UNO DEI PRIMI MIRACOLI DI SAN PIO FU IN OCCASIONE DELLA GRANDE GUERRA, CHE QUEST'ANNO SI CELEBRA LA RICORRENZA.

 

 NEL 15/18 SI BILOCO' DA SAN GIOVANNI ROTONDO AL FRONTE E APPARVE AL GENERALE CADORNA NELLA SUA STANZA IMPEDENDOGLI L'INSANO GESTO. SOLO DOPO ANNI, IL GENERALE  CON UN TUFFO AL CUORE RICONOBBE A SAN GIOVANNI ROTONDO, NELL'UMILE FRATE, IL SALVATORE.. CHE GLI DICEVA..."GENERALE L'ABBIAMO PASSATA BELLA QUELLA NOTTE". QUEL FRATE CHE GLI AVEVA SALVATO LA VITA ERA LI'!!

 

Ostensione permanente di padre Pio                     










Le sue spoglie saranno nella basilica di San Lorenzo al Verano nel primo pomeriggio del tre febbraio.
 Lo ha annunciato l’ufficio stampa dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa «Sant’Angelo e Padre Pio».

PRIMA TAPPA: SAN GIOVANNI ROTONDO

Nella mattina del 2 febbraio, l’urna contenente il corpo di Padre Pio verrà trasferita nella chiesa superiore a lui intitolata. Alle ore 18,00, a conclusione dell’Anno della Vita Consacrata, mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo presiederà una solenne Concelebrazione Eucaristica a cui parteciperanno tutti i religiosi e le religiose dell’Arcidiocesi.

SECONDA TAPPA: SAN LORENZO AL VERANO

Il 3 febbraio, alle ore 7,30, nella medesima chiesa il guardiano della Fraternità, fr. Francesco Langi, presiederà la santa Messa. Al termine l’urna partirà per Roma, con l’arrivo previsto nel primo pomeriggio nella basilica di San Lorenzo al Verano, affidata alla cura pastorale dei frati minori cappuccini, dove giungeranno anche le reliquie del corpo di san Leopoldo Mandić. I due Santi resteranno nell’antica Basilica anche per tutta la giornata del 4 febbraio.

TERZA TAPPA: SAN PIETRO

Nel pomeriggio del 5 febbraio saranno accompagnati processionalmente nella Basilica di San Pietro, dalla parrocchia di San Salvatore in Lauro (situata nel cuore del centro storico della capitale e scelta come una delle tre chiese di riferimento dei pellegrini in cammino verso la Porta santa vaticana).

QUARTA TAPPA: LA PARTENZA

La mattina dell’ 11 febbraio, dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, le reliquie del corpo di san Pio da Pietrelcina ripartiranno da Roma dirette a Pietrelcina (da dove il Cappuccino era partito 100 anni fa, precisamente il 17 febbraio 1916, senza farvi più ritorno).
E.M

venerdì 8 gennaio 2016

IL SENSO DELLA VITA





                     CONCETTO DI SUPERIORITA'

 

 

 LA FORZA FISICA, UN TEMPO QUALITA' DISTINTIVA DELL'EROE, E' OGGI DEGENERATA OGGI A OGGETTO DI IMMERITATO DISPREZZO E GLI UOMINI , COSI COME LE DONNE, SEMBRANO CONSIDERARLA INUTILE. E' FACILE CHE SIA GLI UOMINI CHE LE DONNE SONO PASSATI DA UN ESTREMO ALL'ALTRO DOVE L'EFFETTO E' CONFUSO CON LA CAUSA. QUINDI VIRTU' E CONOSCENZA DA ENTRAMBI I SESSI DOVREBBE ESSERE DELLA STESSA NATURA SE NON DELLO STESSO LIVELLO: LE DONNE, CONSIDERATE CREATURE RAZIONALI, DOVREBBERO ACQUISTARE PERFEZIONE ATTRAVERSO GLI STESSI MEZZI DEGLI UOMINI, INVECE DI ESSERE EDUCATE A ESSERE UMANI A META'.


L'UOMO SEMBRA AVERE SUPERIORITA' NATURALE SULLA DONNA PER FORZA FISICA, CHE RAPPRESENTA L'UNICA BASE SOLIDA SU CUI EDIFICARE IL CONCETTO DI SUPERIORITA'. MA SE LA FORZA FISICA DIVENTA OGGETTO DI VANTO, PER LE DONNE L'ESALTAZIONE E' DI ESSERE ORGOGLIOSE DI NON AVERNE. ROUSSEAU NE DAVA UNA SPIEGAZIONE:..FRUTTO DELLA MENTE DI UN UOMO DALLA FANTASIA SFRENATA CHE HA AFFINATO LE IMPRESSIONI PRODOTTE DAI SENSI ACUTI.......
ENRICA MALATESTA

martedì 5 gennaio 2016

EPIFANIA...L'INFANTE

 

               SANTO BAMBINELLO DI PRAGA

               IL PROTAGONISTA IN ASSOLUTO

 

                     STORIA E SPIRITUALITÀ



              

Fra i grandi promotori di una teologia dell´Infanzia e dell´Incarnazione troviamo san Bernardo di Clairvaux, san Francesco di Assisi e sant´Antonio da Padova.

                             

         

l culto all´infanzia di Gesu´ nella comunita´ cristiana risale a piu´ di un millennio fa´ e il suo contenuto rimanda essenzialmente alla contemplazione del mistero della Incarnazione del nostro Dio e Signore Gesu´ Cristo. Il primissimo interesse per l´infanzia di Gesu´ e´ dimostrato gia´ da san Matteo e da san Luca nei vangeli dell´Infanzia, seguiti subito dopo dai vangeli apocrifi (ad es. lo Pseudovangelo di Giacomo o di Tommaso). Alcuni Padri della Chiesa venerarono Dio sotto forma di bambino, come ad es. sant´Atanasio e san Girolamo. Fra i grandi promotori di una teologia dell´Infanzia e dell´Incarnazione troviamo san Bernardo di Clairvaux, san Francesco di Assisi e sant´Antonio da Padova. Successivamente poi santa Teresa d´Avila, la quale aveva sempre con se´ una statua del Santo Bambino Gesu´ nelle sue fondazioni di nuovi monasteri di monache carmelitane Scalze. Proprio nella Spagna di questo periodo la sottolineatura della Incarnazione di Cristo e di conseguenza il culto per la sua infanzia trovo´ una profonda risonanza. 

 

La raffigurazione di Gesu’ Bambino da solo, al di fuori di configurazioni sceniche, affiora all’inizio del XIV secolo. Le piu’ antiche sculture si trovano in Germania. Si dice che tale raffigurazione trovo’ un ambiente ideale nell’ambito di alcuni monasteri femminili. Troviamo molta varieta’ anche per quanto riguarda gli oggetti raffigurati nelle mani di Gesu’: mentre la mano destra normalmente benedice, nella mano sinistra compaiono uccellini (forse un eco di alcuni passaggi di evangeli apocrifi), una mela, una sfera, un libro, una croce oppure un grappolo d’uva (simbolo dell’Eucarestia - Gv 15,1-11). Nel Medioevo le statue del Santo Bambino vennero fatte principalmente di legno, mentre nel tempo barocco in vari materiali: cera, avorio, bronzo, ecc. Le statuine di questo tempo sono anche dotate di vestitini. 

 

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Il culto all’Infanzia di Gesu’ in Boemia (oggi Repubblica Ceka) e’ legato al tempo del barocco, e il Santo Bambino di Praga ne e’ il protagonista assoluto. La storia di questa particolare statua di cera comincia nel sud della Spagna, come opera di uno scultore sconosciuto. Si dice provenga da un convento tra Cordova e Siviglia, nel quale viene venerata una copia in legno della statua. Da qui la trasse dona Isabela Manrique de Lara y Mendoza. Con la figlia Maria Manrique de Lara la statua prese la via della Boemia, essendosi sposata con un nobile ceko Vratislav di Pernstein. Come dono di nozze la ricevette sua figlia, Polyssena allorche’ si sposo’ con Vilem di Rozumberk. Ella prese con se la statua del Santo Bambino anche nel suo secondo matrimonio, dopo la morte del primo marito. Si sposo’ con Zdenek Vojtech di Lobkowicz e, dal momento che non ebbe figlie, regalo’ la preziosa statuina al priore dei Padri Carmelitani Scalzi, presso il convento di Santa Maria della Vittoria nel quartiere di Mala Strana in Praga. 

All’inizio fu posto nella cappella del noviziato, secondo una consuetudine del Carmelo Teresiano. Nell’anno 1631 i Sassoni attaccarono Praga e nemmeno i conventi si salvarono dal saccheggio. La statua del Santo Bambino rimase seriamente danneggiata e gettata fra le rovine dietro all’altar maggiore. Fu ritrovata solo nel 1637, quando venne a Praga padre Cirillo della Madre di Dio, proveniente dal convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monaco di Baviera. Dopo molti sforzi, egli riusci’ a far finanziare la riparazione delle manine della statua da un ufficiale della citta’. Il Santo Bambino divenne nuovamente oggetto di culto, e gli vennero attribuiti parecchi fenomeni miracolosi, fra cui la salvezza della citta’ in occasione di un assedio degli Svedi.

 La famiglia dei Martinic era molto devota al Santo Bambino. Su loro iniziativa, nel gennaio 1651 la statua del Santo Bambino fu portata in pellegrinaggio per le chiese di Praga, prendendo in questa occasione l’appellativo di ”miracoloso” (gratiosus). Nel 1655 l’allora vescovo ausiliare di Praga pose solennemente sul capo del Santo Bambino una corona d’oro, fatta preparare dal devoto nobile Bernardo Ignazio di Martinic. Ancora oggi la festa annuale del Santo Bambino ricorda questo avvenimento l’ultima domenica di maggio (quando non coincide con la Pentecoste).

La statua fu posta dapprima in chiesa nella cappella all’entrata della chiesa. Ma dato l’afflusso dei pellegrini nel 1741 la statua fu spostata nell’altare laterale di mezzo, dedicato allora a san Gioacchino e a sant’Anna, di fronte all’altare della miracolosa immagine della Madonna di Mantova. L´altare e´pensato in modo da sottolineare fortemente il senso della spiritualita´ del Santo Bambino di Praga. In linea verticale vediamo la raffigurazione dello Spirito Santo in alto, Dio Padre fino al Santo Bambino, il Figlio. E´ il mistero della Santissima Trinita´. In linea orizzontale a sinistra del Bambino Maria e alla sua destra s. Giuseppe, il mistero della Incarnazione. Il Santo Bambino di Praga e´ comprensibile solo all´interno del mistero dell´incrocio fra la famiglia divina e la famiglia umana. Cominciarono ad apparire intorno alla statua anche ex-voto d’argento, in forma di piccole manine, come ringraziamento per grazie ricevute. Alla morte della imperatrice di Austria Maria Teresa pero’ sali’ sul trono il figlio GiuseppeII. Il 3 settembre 1784 il convento dei Carmelitani Scalzi venne per decreto regio soppresso. La chiesa si venne cosi’ a trovare sotto la giurisdizione della vicina parrocchia di santa Maria della Catena, del Sovrano Ordine Militare dei Cavalieri di Malta. 

 

6KB Nel XIX secolo la rinomanza del Santo Bambino di Praga aveva ormai raggiunto anche le terre piu’ lontane: Spagna, America del Sud, Italia, Filippine (gia’ dal XVI sec. con Magellano). Non solo, ma in parecchi conventi, soprattutto in quelli dei Carmelitani Scalzi, esisteva una speciale memoria liturgica mensile al Santo Bambino di Praga, il 25 di ogni mese. Particolarmente riconoscenti e debitori di favori speciali furono paesi dell’estremo Oriente come Vietnam, Corea, Filippine. 

E.M

lunedì 4 gennaio 2016

ANONIMUS CONTRO I CAPPUCCI BIANCHI


                  KU KLUX KLAN E I CATTOLICI

                   LA STORIA DEGLI IMMIGRATI 

 

       ANONIMUS VUOLE SVELARE I NOMI!!!

  

.... ELEMENTO RAZZISTA PER COLORO RITENUTI MINORANZA STORICA, CON RIFERIMENTO AL CREDO, AL COLORE E AGLI HANDICAPPATI , MESSO IN ATTO DAI CAPPUCCI BIANCHI ....

                       


 Il gruppo Anonimous ha dichiarato la propria intenzione di rivelare l’identità di circa un migliaio di membri del Ku Klux Klan (KKK) negli Stati Uniti, minacciando di scoprire molti militanti razzisti clandestini. Chissà che queste misure non possano finalmente far fuori quello che una volta era il formidabile Gigante Bianco…

Concentrarci sull’elemento razzista ci fa tuttavia dimenticare un altro aspetto fondamentale della storia del KKK, di grande rilievo per le persone religiose. Sì, il Klan si è sempre concentrato soprattutto sull’eliminazione degli afroamericani e sul rafforzamento della supremazia bianca, ma al culmine della sua forza e della sua popolarità, negli anni venti del XX secolo, ha attirato vari milioni di seguaci negli USA, la maggior parte dei quali si preoccupavano di combattere i cattolici romani. Per qualche anno, il movimento ha goduto i suoi più grandi successi negli Stati industriali del nord come Pennsylvania e Indiana piuttosto che nel profondo Sud, e buona parte del suo fascino risiedeva nel suo anticattolicesimo.

Vent’anni fa dagli archivi interni del Klan della Pennsylvania, argomento trattato nel libro del 1997 Hoods and Shirts.

 Negli anni Venti, il Klan ha raggiunto più di cinque milioni di membri in tutta la Nazione, e solo in Pennsylvania si stima ne avesse almeno 250.000. La Pennsylvania è diventata un regno del Klan, sotto il suo Grande Dragone, ed è stata ulteriormente divisa in otto province, ciascuna posta sotto un Grande Titano. Lo Stato ha acquistato almeno 423 klavern, o logge. Alla metà degli anni Venti, il Klan appariva spesso sui quotidiani della Pennsylvania, sia per le sue parate e i rituali di massa che per i sempre più frequenti atti di violenza e confronto.

Dimostrazioni aggressive del Klan e proteste anticattoliche portarono al conflitto con i gruppi cattolici, e nel 1923 e nel 1924 le rivolte scatenarono un bagno di sangue nelle città industriali di Carnegie, Scottdale e Lilly. Uno di questi episodi diede al Klan un celebrato eroe in Tom Abbott, il “Klansman martirizzato” protagonista di opuscoli e leggende. In risposta alla continua violenza, il Klan formò un corpo paramilitare di klavaliers, o reparti d’assalto, e abbiamo i formulari di ingresso che venivano forniti per entrare in questo gruppo.

Ma perché i cattolici?

In parte il Klan aveva ereditato la potentissima tradizione della bigotteria anticattolica militante, che presentava la Chiesa come un veicolo di tirannia, paganesimo, immoralità, persecuzione e qualsiasi forza anticristiana. Il Klan riprendeva le antiche accuse del “nativismo” americano circa i mali cattolici, includendo Inquisizione, giuramenti segreti sediziosi fatti dai Cavalieri di Colombo e la natura cospiratrice dell’ordine gesuita. Era tutto familiare, ma dagli anni Novanta dell’Ottocento gli Stati Uniti sperimentarono un’immigrazione di massa soprattutto dall’Europa centrale e orientale, e i nuovi gruppi erano fortemente cattolici ed ebrei.

Secondo il Klan, il potere cattolico emergente minacciava di schiacciare la società e i valori americani. Nel secolo precedente, la Chiesa negli Stati Uniti era passata da 50.000 membri e 35 sacerdoti a 20 milioni di fedeli con una vasta rete di clero, scuole e seminari. La forza cattolica si basava sull’“alienismo”, “le orde non assimilate dell’Europa”, che minacciavano la purezza razziale americana. L’incubo era che un giorno gli americani sarebbero stati soggetti alla tirannia cattolica, e che un giorno un cattolico avrebbe raggiunto la presidenza degli Stati Uniti. La campagna presidenziale del 1928 del cattolico Al Smith galvanizzò nuovamente il Klan.

Sempre nel 1928, il leader del Klan della Pennsylvania Paul Winter avvertì nel suo What Price Tolerance? che presto sarebbe iniziata una lotta apocalittica tra “l’americanismo tradizionale e l’invasione politica e religiosa degli Stati Uniti da parte dei sostenitori delle istituzioni e degli ideali dell’Europa”.

L’“Armageddon americano” sarebbe stato sia fisico che morale, visto che i cattolici si erano spesso mostrati i maestri della sovversione e della cospirazione. Era imminente un colpo di Stato cattolico? Contro il pericolo chiaro e presente che affrontava la repubblica, Winter dichiarava che le forze patriottiche erano in fermento. Queste includevano il clero protestante non corrotto da tentazioni ecumeniche e la rete di ordini fraterni e patriottici, soprattutto la massoneria. L’organizzazione del Klan era fortemente basata sulla massoneria.

Il Klan era prevalentemente un movimento protestante. Il clero protestante aveva un posto di spicco alla guida di questa “crociata”, “consacrata sotto la fiera croce del cristianesimo protestante militante”. Ogni loggia aveva il suo kleagle, o cappellano, che era sempre un ministro protestante.

Il Klan della Pennsylvania presto si estinse, e l’organizzazione nazionale collassò tra accuse di crimini e corruzione. L’organizzazione statale resistette fino agli anni Quaranta, ma come setta marginale. Solo negli anni Cinquanta i Klan del Sud si riformarono, per combattere la fine della segregazione.

Guardando al movimento oggi, due aspetti colpiscono in modo particolare. Uno è il quasi totale oblio che riguarda l’elemento religioso, al punto che gli stessi leader del Klan reclutano cattolici e negano che il Klan abbia mai fatto diversamente. Come ha potuto essere dimenticato un elemento così fondamentale?

La risposta, forse, si ritrova nel secondo punto, nella fattispecie in quanto rapidamente e totalmente gli immigrati (e le loro fedi) sono stati assimilati nella vita americana. Oggi ci facciamo beffe delle accuse che il Klan faceva ai danni dei nuovi arrivati cattolici o ebrei, e di come dichiarava che le popolazioni straniere come polacchi e irlandesi, slovacchi e italiani non avrebbero mai potuto diventare veri americani. Dopo una generazione o due, quelle famiglie immigrate erano diventate iperamericane, al punto che perfino il Klan non poteva criticare il loro devoto patriottismo.

E.M