mercoledì 21 ottobre 2015

                                     LA CHIESA 

                       CONCILIO VATICANO II 

                         LUCE PER IL MONDO 

 



Quando fu eletto Papa il cardinale Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, alcuni, per la sua età avanzata, sentenziarono che il suo sarebbe stato un pontificato di transizione. Non conosciamo il pensiero degli elettori, possiamo però dire che diverso era il disegno di Dio. All'inizio del nuovo pontificato, mentre molti cercavano di scorgerne la nota caratteristica, la svelò il Papa stesso. Tre mesi dopo l'elezione, Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 ai cardinali, riuniti nella sala capitolare del monastero benedettino di S. Paolo, annunziò la sua decisione di celebrare un concilio ecumenico. La risoluzione era scaturita dalla costatazione della crisi, causata nella società moderna dal decadimento dei valori spirituali e morali. Negli ultimi cinquant'anni, erano avvenute profonde trasformazioni sociali e politiche; erano maturati nuovi e gravi problemi, che esigevano una risposta cristiana. Prima Pio XI e poi Pio XII avevano pensato ad un concilio ecumenico ed avevano pure avviato gli studi preparatori, ma entrambi i tentativi, per varie ragioni, si erano arrestati. Alcuni anni dopo, Giovanni XXIII, con lo sguardo rivolto ai bisogni della Chiesa e del mondo, si accinse, con "umile risolutezza di proposito", alla grande impresa, che egli riteneva volere divino. L'annunzio del concilio, del tutto imprevisto, ebbe una vasta eco. Si accesero ovunque, all'interno e al di fuori della Chiesa, attese e speranze.Non mancarono supposizioni ed interpretazioni erronee, che il Papa provvide subito a correggere, precisando le finalità del futuro concilio. Fiducioso in Dio, senza esitazione, avviò la preparazione. Il 17 maggio 1959, festa della Pentecoste, istituì la commissione antipreparatoria, con il compito di procedere sollecitamente ad una vasta consultazione, per poter determinare gli argomenti da studiare.Esplorata la copiosa materia raccolta, il 5 giugno 1960, festa della Pentecoste, il Papa, con il Motu proprio Superno Dei nutu, tracciò le linee del complesso apparato preparatorio. In due anni di intenso lavoro, gli organismi tecnici allestirono, nella basilica vaticana, la grandiosa aula conciliare, e le commissioni preparatorie elaborarono gli schemi da sottoporre all'esame del concilio.Molteplici furono le difficoltà e quella prima redazione non fu immune da limiti e difetti, ai quali rimediarono in parte la sottocommissione delle materie miste e quella degli emendamenti. . Giovanni Paolo II, che fu Padre conciliare e partecipò attivamente ai lavori, afferma: «In verità, sarebbe molto ingiusto nei confronti di tutta l'opera del concilio chi volesse ridurre quello storico evento ad una simile contrapposizione e lotta tra gruppi rivali. La verità interna del concilio è ben diversa».La via fu lunga e non priva di travaglio, ma condusse, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla luce della verità. L'8 dicembre 1965, in una mattinata fredda ma con un sole splendente, Paolo VI, sul sagrato della basilica di San Pietro, dopo di aver consegnato sette messaggi (per i governanti, gli uomini di pensiero e di scienza, gli artisti, le donne, i lavoratori, i poveri i malati i sofferenti, i giovani), chiuse il Vaticano II. Cominciava la difficile e delicata fase di attuazione.Giovanni XXIII volle un concilio pastorale e di aggiornamento. Questo suo pensiero fu da alcuni interpretato in senso riduttivo e distorto. Nella sua prima enciclica Ad Petri Cathedram, 29 giugno 1959, egli precisò che il concilio principalmente intendeva promuovere l'incremento della fede, il rinnovamento dei costumi e l'aggiornamento della disciplina ecclesiastica. Esso avrebbe costituito uno spettacolo di verità, unità e carità, e sarebbe stato per i fratelli separati un invito all'unità voluta da Cristo.Nella riunione della commissione antipreparatoria, il 30 giugno 1959 il Papa ripeté: «Il Concilio è convocato, anzitutto, perché la Chiesa Cattolica [...] si propone di attingere novello vigore per la sua divina missione. Perennemente fedele ai sacri principi su cui poggia e all'immutabile dottrina affidatale dal Divino Fondatore, la Chiesa [...], seguendo sempre le orme della tradizione antica, intende [...] rinsaldare la propria vita e coesione anche di fronte alle tante contingenze e situazioni odierne, per le quali saprà stabilire efficienti norme di condotta e di attività. A tutto il mondo essa perciò apparirà nel suo pieno splendore». Il Papa elevava, quindi, la preghiera al Signore perché, di fronte al nuovo rigoglio di fervore e di opere nella Chiesa Cattolica, anche i fratelli separati sentissero un nuovo richiamo all'unità.La parola "pastorale", nella mente del Papa, non si restringe a qualcosa di pratico, separato dalla dottrina: è inconcepibile una pastorale senza dottrina, la quale ne è il primo fondamento. L'ignoranza, il disprezzo e il disconoscimento della verità sono la causa e la radice di tutti i mali, che turbano gli individui e i popoli. Tutti sono tenuti ad abbracciare la dottrina del Vangelo; rigettandola, si pongono in pericolo i fondamenti stessi della verità, dell'onestà e della civiltà.Giovanni XXIII esorta, quindi, a presentare la verità con diligenza e ad acquisire il sapere che riguarda la vita celeste: «Allora soltanto, quando avremo raggiunto la verità che scaturisce dal Vangelo e che deve tradursi nella pratica della vita, il nostro animo potrà godere il tranquillo possesso della pace e della gioia»).Aprendo il concilio, il Papa l'11 ottobre 1962 dichiarò che il fine principale di esso era di custodire ed insegnare in forma più efficace il sacro deposito della dottrina cristiana; e indicò le linee di questo esercizio magisteriale. L'auspicato rinnovamento nella vita e nella missione della Chiesa deve compiersi nella fedeltà ai sacri principi, alla dottrina immutabile, seguendo le orme dell'antica tradizione: «Il concilio vuole trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti».Questa dottrina certa ed immutabile, fedelmente rispettata, deve essere approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo. Il Papa distingue tra lasostanza (l'intera, precisa e immutabile dottrina), "cui fidele obsequium est praestandum", e la forma (la presentazione), "quae cum magisterio, cuius indoles praesertim pastoralis est, magis congruat".La pastoralità del Vaticano II consiste nello studiare ed approfondire la dottrina, esprimendola in modo che possa essere meglio conosciuta, accettata ed amata. Senza pronunciarsi con sentenze dogmatiche e straordinarie, il Vaticano II avrebbe espresso, con la voce della carità pastorale, il suo insegnamento su molte questioni che al presente impegnano la coscienza e l'attività dell'uomo; non si sarebbe rivolto soltanto all'intelligenza speculativa, ma avrebbe parlato all'uomo di oggi qual è. Un magistero, dunque, nel quale brilli la nota del ministero pastorale.L'aggiornamento è inteso non come rottura con il passato o contrapposizione di momenti storici, ma come crescita, perfezionamento del bene sempre in atto nella Chiesa. Paolo VI afferma che Giovanni XIII «alla parola programmatica "aggiornamento" non voleva attribuire il significato che qualcuno tenta di darle, quasi essa consenta di relativizzare secondo lo spirito del mondo ogni cosa nella Chiesa: dogmi, leggi, strutture, tradizioni, mentre fu così vivo e fermo in lui il senso della stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa da farne cardine del suo pensiero e della sua opera».In linea con l'indirizzo pastorale, Giovanni XXIII indica che agli errori bisogna opporsi con lo spirito di misericordia. Alla severità egli preferisce "la medicina della misericordia". Le dottrine fallaci, le opinioni e i concetti pericolosi hanno dato frutti così funesti che gli uomini sono già propensi a condannarli. Perciò conviene mostrare loro, con un insegnamento positivo, la verità sacra, in modo che essi, illuminati dalla luce di Cristo, possano "ben comprendere quello che veramente sono, la loro eccelsa dignità, il loro fine".Nelle finalità pastorali del Vaticano II rientra il dialogo con i Fratelli separati e il mondo moderno. L'intera famiglia cristiana non ha ancora pienamente e perfettamente raggiunta la visibile unità nella verità; "la Chiesa cattolica ritiene pertanto suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quella unità, che Gesù ha invocato con ardente preghiera dal Padre celeste nell'imminenza del suo sacrificio". Gli uomini - afferma il Papa - non possono, senza l'aiuto dell'intera dottrina rivelata, raggiungere una completa e salda unità degli animi, cui è congiunta la vera pace e l'eterna salute. Di qui la sollecitudine della Chiesa nel promuovere e difendere la verità.I concili sono le pietre miliari del cammino della Chiesa. Essi incidono sulla sua vita, con l'approfondimento della dottrina, le riforme liturgiche e disciplinari, la scelta dei mezzi più idonei all'evangelizzazione. Un concilio apre sempre un'epoca nuova, nella quale la Chiesa compie un passo verso il futuro e progredisce nella propria missione. Notevole è anche l'influsso dei concili sulla società civile. Chesterton ha detto: «Tutta la nostra civiltà risulta dalle decisioni conciliari. Non si scriverà mai una storia di Europa un po' logica finché non si riconosca il valore dei concili».Il Vaticano II ha stabilito un punto di riferimento nella vita della Chiesa odierna, aprendo ad essa, sotto il soffio dello Spirito Santo, un nuovo cammino. Si è pronunziato su importanti argomenti ed ha consegnato alla Chiesa ricchi documenti di dottrina e di azione: quattrocostituzioni (una liturgica, due dogmatiche, una pastorale), nove decreti e tre dichiarazioni.Un nesso collega questi documenti, che formano un "corpo" organico di dottrine e di leggi per il rinnovamento della Chiesa. Le quattro costituzioni consentono l'interpretazione esatta dei decreti e delle dichiarazioni, che applicano ai vari settori della vita della Chiesa l'insegnamento del concilio. Una lettura selettiva e parziale, limitata all'uno o all'altro testo, non consente di valutare tutta la portata dell'insegnamento conciliare, ne falsa l'interpretazione ed è motivo di errate applicazioni. Il pensiero fondamentale, che pervade tutti i documenti, è il rinnovamento, con l'imitazione più viva di Cristo, che è al centro della Chiesa e tutti vivifica con il suo spirito.Il Vaticano II viene definito il concilio "della Chiesa", "di Cristo", "dell'uomo".
E.M

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